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“You never had it so good”

Nonostante la notizia calda sia un’altra, e mi riferisco a quello che Frattini ha chiamato l’11 settembre della diplomazia – la diffusione di centinaia di migliaia di email dal contenuto altamente confidenziale da parte del nostro affezionato spiffera-segreti Wikileaks – mi preme fare un passo indietro al 19 novembre scorso. Il mercato delle notizie e’ troppo veloce, purtroppo. Cio’ che e’ retrodatato – come questa news – rischia di cessare di esistere nelle coscienze comuni. Tuttavia, anche in episodi che possiamo definire “scaduti” si puo’ nascondere del succulento “cibo per i nostri pensieri”, come si dice qui nel Regno Unito.

Lord Ivor Young (image copiright: PA, The Independent), settantottenne consulente del governo Cameron, e’ stato costretto alle dimissioni dopo aver pronunciato una frase infelice durante un’intervista. Che ha detto di cosi’ scottante? Nulla di che, abituati alle esternazioni di politici e commentatori italiani.
Young ha detto in maniera abbastanza goffa che in tempi di crisi, anzi, a suo dire, durante questa ‘cosiddetta crisi’, i britannici “non se la sono mai passata cosi’ bene”.
Putiferio e finimondo. Il boss, David Cameron, che fatica di questi giorni a tenere assieme la coalizione, placare le proteste di piazza, riassestare le disastrose finanze dello stato e domare le ire degli euroscettici dopo il maxi-prestito alla vicina Irlanda, ha condannato le affermazioni e ha aspettato che Lord Young, in passato onorato ministro del Governo sotto la Tatcher (una carriera politica paragonabile a quella del nostro amato Giuliano Amato) gli facesse trovare la lettera di dimissioni sulla scrivania.
Noto che il Corriere(.it) la chiama “gaffe”. Ci puo’ stare. Anche il nostro premier, come sappiamo, e’ stato spesso sull’orlo delle dimissioni dopo le sue “gaffes”. Tanto vicino, cosi’ vicino. Non ci si potrebbe aspettare altro comportamento da chi ‘disonora’ lo Stato che rappresenta agli occhi della comunita’ internazionale.

Ma noi italiani siamo abituati a ben peggio. Nulla piu’ scalfisce la corazza di nichilismo e fatalismo che ci siamo cuciti addosso nel corso dei secoli. Cosi’ possiamo tollerare frasi da codice penale senza alzare un sopracciglio, pronunciate pubblicamente da politici o giornalisti – la differenza e’ sempre piu’ labile. L’altro giorno su YouTube mi e’ capitato per esempio di ascoltare Emilio Fede che commentava le proteste degli studenti. Un’apologia contro la violenza ai danni del “Tempio della Costituzione: il Senato”. Un’apologia che si e’ conclusa, nella “vergogna della vergogna”, con la constatazione che la “violenza non deve essere accettata”. Degno del miglior Gorgia, il nostro – ahime’ – giornalista ha toccato vette di coerenza logica e profondi abissi grammaticali quando ha esclamato che la societa’ civile dovrebbe intervenire contro questi studenti, o meglio, bande rosse, “e menarli perche’ questi capiscono solo di essere menati.”

Quanto vorrei che Fede avesse detto solamente che, in fondo, i giovani italiani non se la sono mai passata cosi’ bene. Forse da noi funziona al contrario. L’innocenza e’ diventata peccato, la malizia ordinaria amministrazione.
Aspettiamo il 14 dicembre, Giorno del Giudizio. Il Regno Unito, assieme al sottoscritto e al resto d’Europa, incrocia le dita.

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