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Dovunque suoni la melodia, la nota blues è sempre iperlocale.

Il blues deve quella sua maniera seduttiva, malia sospesa e ipnotica, ad una nota: la cosiddetta  blue note.
Niente più che una diminuzione nella scala tonale, in fondo, ma che non esce più dalla testa.

Questa settimana sarò ospite per il secondo anno degli amici di VareseNews e del loro Festival GLocal.
Quotidiano online locale, VareseNews. Spesso e volentieri iperlocale.

Parli con gli amici, salta fuori l’argomento del giornalismo, e immediatamente pensi al grande pezzo del quotidiano nazionale, ai palazzoni romani, agli studi televisivi di Nuova Iorc, ai grandi documentari, o quell’altra casta, “che tanto sono tutti uguali, vatti a fidare“.

Nell’immaginario comune l’iperlocale è ignorato, diventa  una diminuzione nella scala tonale del giornalismo.
Non proprio inesistente, ma di sicuro ininfluente.

E poi un giorno scopri che, mentre su Twitter le grandi firme dei palazzoni milanesi e romani (tutti gran compagnoni) annuiscono e condividono con dozzinale esterofilia e un tantino di bile il grande progetto del New York Times – un giorno scopri che un amico giornalista coinvolge l’intera redazione del proprio quotidiano locale e iperlocale per un estenuante giro della provincia, dalla grande città alla più piccola delle frazioni, con l’obiettivo di ascoltare il respiro del proprio territorio, il richiamo dei propri lettori, il ritmo del proprio, piccolo mondo iperlocale. 

Quarta diminuita, seduttiva e ipnotica. In diretta, in tempo reale, senza possibilità di errore.
Pura improvvisazione (o quasi). 

Un ritmo blues, appunto, che le grandi firme dei palazzoni hanno smesso di sentire, ormai da anni.

Mentre da Londra, ombelico del mondo global, mi preparo a tornare per (re)imparare a suonare la dolce melodia del giornalismo iperlocale, ripenso a dove tutto è iniziato. 

milena libera milocca

 

Un blog di paese. Il mio paese, poco più di 2,000 abitanti, nel cuore della Sicilia.
Si chiama Milena.

Ho iniziato a scrivere proprio qui, mentre mi trovavo in Australia. A coinvolgermi fu mio zio Alfonso, il medico del paese (ma definirlo così sarebbe riduttivo). Negli anni, ho contribuito come potevo, da Londra dall’Italia dall’Argentina, a volte senza neanche prendermi la briga di inviar nulla, che tanto sapevo che lo zio sarebbe venuto a pescare le foto più belle dal mio blog, senza che lo avvisassi. Poi passano i mesi, e mi ricordo che senza questo piccolo esperimento di giornalismo partecipativo, fatto per tenere assieme una comunità di poche anime, vicine ma soprattutto lontane, io non sarei nulla, e non sarei certo qui ad annuire e condividere con dozzinale esterofilia link su Twitter, sperando segretamente di essere ammesso nel cerchio dei più fighi.

 

 

A settembre, Milena Libera ha toccato 5 milioni di visite.

Milena.Wordpress è un blog, dove i vari membri si scambiano opinioni, fatti, idee  e commenti su quello che accade nel mondo.

Un sito wodpress, un indirizzo email, una scheda “Proponi” e un’altra che recita “Iscriviti”.

Tutto qui.
Milena Libera, bellissima creatura, vieni letta e commentata in tutti questi paesi.

Un blog che è (non fa) comunità. Proprio come il #141tour di VareseNews.

Un blog collaborativo, fatto di storie, provocazioni, campagne, risate, vignette, foto di emigrati, commenti e polemiche.

Ci si riempie tanto la bocca di engagement, ma il vero coinvolgimento lo fa chi apre tutte le porte ai lettori, butta via i lucchetti, e scende in strada ad ascoltare il ritmo blues del proprio, piccolo angolo di mondo.

Mi piace terminare in sospensione, con una canzone tanto ascoltata mentre ero in Argentina, suonata da un mitico chitarrista di un altro mondo.

La mia dimensione iperlocale di allora, ricordata nella cosmopolita Londra, con la carta di imbarco per Malpensa e la testa alla Sicilia più profonda e più amata.   

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Questo me lo segno qui, che se no lo perdo.

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  1. Caro Lillo Montalto tu quando scrivi sei un dannato mago blues.
    Lo ammetto: ancora più di quando mi risolvi i problemi con java 😉

  2. Caro Lillo Montalto tu quando scrivi sei un dannato mago blues.
    Lo ammetto: ancora più di quando mi risolvi i problemi con java 😉

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