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Che succede altrove se le donne si incazzano

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E’ un periodo di dimissioni e sconvolgimenti al vertice, qui in Gran Bretagna. Dopo le dimissioni di Coulson, di cui ho già scritto settimana scorsa, a tenere banco questa settimana è stato il dibattito sul licenziamento di Richard Keys e Andy Gray, commentatori sportivi di Sky – la tv satellitare di proprietà di Rupert Murdoch. Keys e Gray hanno ricevuto il cartellino rosso dalla direzione di Sky a seguito di alcune frasi sessiste pronunciate ‘fuori onda’ all’indirizzo del guardalinee donna Sian Massey. I due si interrogavano, in maniera certo poco elegante ma poco sorprendente, su uno dei luoghi comuni più cari agli sportivi: le donne ‘ci arrivano’ a capire cosa sia la regola del fuorigioco?

Le dichiarazioni, pronunciate off-air, hanno messo nei guai i due commentatori, che hanno dovuto rinunciare ai loro dorati stipendi (rispettivamente di 500,000 e 1,7 milioni di sterline annue). A mettere ulteriormente nei guai il duo macho, anche una doppio senso linguistico riguardante il cavallo dei pantaloni e un certo microfono pronunciato davanti alla collega Charlotte Jackson.

Teresa Jurilli sono donna e dico basta
Teresa Jurilli per la campagna di Repubblica

I due erano noti spacconi nel mondo della televisione. Subito dopo il loro licenziamento, l’opinione pubblica si è divisa fra il partito degli innocentisti, quello dei colpevolisti e quello dei ‘lo dicevo, io’. Pare che in particolare Andy Gray fosse noto nell’ambiente come una persona con cui è difficile andare d’accordo: arrogante, spaccone, superbo e, certamente, un po’ maschilista.
Ma non sempre le cose sono come appaiono. A complicare ancora di più l’affair, il fatto che Andy Gray minacciasse di intentare  causa al News of The World, il tabloid sempre di proprietà di Murdoch al centro della bufera per lo scandalo delle intercettazioni telefoniche ai danni dei membri della famiglia reale (e non). La decisione dei vertici di News Corporation andrebbe letta, pertanto, come una sorta di vendetta nei confronti del commentatore sportivo per aver osato portare in tribunale i suoi stessi datori di lavoro. Andy Gray e Richard Keys sarebbero stati quindi, stando a questa ricostruzione, deliberatamente incastrati da Murdoch (o, meglio, dai suoi delegati). Di certo c’è che Murdoch non poteva permettersi un altro scandalo interno alla sua ciclopica azienda – bastava già quello dei phone-hackings – in un momento in cui si gioca una delle partite più importanti per il magnate australiano: la scalata su BskyB, la British Sky Broadcasting, seconda emittente tv a pagamento in Gran Bretagna. Murdoch già ne possiede già una parte, ma vorrebbe acquistare il restante 60,9% per un ammontare complessivo di 7,8 miliardi di sterline. La News Corporation deve ora convincere il riluttante Vince Cable, ministro Lib-Dem deputato a risolvere il contenzioso d’acquisto, delle sue buone intenzioni, e del fatto che l’ennesima operazione finanziaria sui media inglesi non metterà in pericolo la sana pluralità dell’informazione, creando un cartello dell’informazione di assoluto predominio sul mercato. A testimoniare il momento delicato per l’azienda del tycoon australiano è proprio la sua presenza a Londra. Di solito, le visite annuali di Murdoch alla City si contano sulle dita su una mano. Ma d’altronde, come scrive l’Economist, e’ l’atmosfera generale che conta, e Murdoch non puo’ certo permettersi passi falsi in questo periodo, in qualunque direzione.

Venendo a noi, qual è la lezione da imparare da questa torbida vicenda, in cui sessismo, microfoni nei pantaloni, intercettazioni telefoniche, gare d’acquisto e guardalinee donna si intrecciano indissolubilmente? C’è da riflettere sull’arma “usata” per fare fuori i due personaggi scomodi di Sky Sport: l’accusa di sessismo. Una battuta sessista da trivio, come quelle che siamo abituati a sentire al bar, è discriminante per una figura pubblica, sia essa pronunciata in onda (e, pertanto, con ‘aggravante), sia essa pronunciata a microfoni spenti. A chiunque sia parte del pubblico discorso è richiesta trasparenza massima, nelle intenzioni come nelle opinioni. La mancanza di rispetto verso il mondo femminile non è perdonata – al più, strumentalizzata.
Mi viene in mente quella volta in cui il nostro Presidente del Consiglio suggeri ad una giovane laureata di sposare una persona ricca come suo figlio, se avesse voluto diventare qualcuno.

O quell’altra barzelletta in cui…o quella volta…il Bunga Bunga…

Capitalismo – still ‘a love story’?

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E se la salvezza del capitalismo passasse dalla becera molla del profitto?

E’ triste pensare come forse l’ultima dimensione rimasta all’homo contemporaneus per la scoperta e la meraviglia sia quella dell’ isolamento. Lontani da ogni strumento dotato di connettività – solitamente porta d’ingresso alle nostre vite per il mondo – possiamo tornare a leggere un buon libro, e riflettere. Come mi è successo a mille mila metri dal suolo, sul volo Barcellona-Londra, dove per grazia di dio, Internet non esiste (le maiuscole, in questo caso, definiscono gerarchie); lì, ho potuto finalmente concentrarmi sull’ultimo libro di Federico Rampini, decano della corrispondenza estera.

Occidente Estremo è dedicato all’analisi socio-economica dei fattori di decadenza dell’impero americano e della contemporanea, invadente ascesa della Cina sul palcoscenico mondiale. Riflettendo sul modello capitalistico, Rampini cita il saggio Consumati. Da cittadini a clienti di Benjamin Barber, scenziato della politica e della economia, già autore nel 1995 di Guerra Santa contro McMondo.

rampini capitalismo occidente estremo
Immagine presa da un qualche Tumblr digitando 'Federico Rampini'

Uno dei temi centrali di consumati è la regressione allo stadio infantile verso cui il capitalismo moderno spinge i consumatori. […] Il (suo) lato oscuro ha a che vedere con lo sfruttamento dell’ingenuità infantile. Nella sfera economica si assiste da tempo a una banalizzazione, un’infantilizzazione dei consumi, un instupidimento delle merci e anche dei prodotti culturali per far sì che siano appetibili agli adolescenti o ai bambini. […] <<Dalle sue origini, il capitalsimo occidentale ha avuto la capacità di soddisfare reali bisogni di massa, e quindi aveva un’utilità sociale, che si conciliava con l’arricchimento privato e l’accumulo del capitale in mano alla borghesia industriale. Inoltre l’etica protestante della gratificazione differita esaltava la virtù del risparmio e questo favoriva l’investimento. Per quattrocento anni questo sistema ha funzionato così bene da sfociare in una situazione, dopo la Seconda guerra mondiale, in cui gran parte del ceto medio nei Paesi sviluppati aveva ormai soddisfatto tutti i suoi bisogni. Di fronte al rischio di una crisi della crescita il capitalismo ha operato una conversione: si è messo a produrre bisogni ancora prima di beni. Quello fu l’inizio dell’era del sovra-consumo, l’inaugurazione del nuovo ethos infantilista>>. A partire da quel momento, scatta l’infantilizzazione del consumatore. Coniando un neologismo, Barber la definisce la trasformazione di un adulto in un ‘adultescente’. <<Il capitalismo contemporaneo esalta lo spendere anzichè il risparmiare, il vendere anzichè l’investire. L’idea di servire la società è sostituita dall’edonismo, la centralità del piacere, il servire sè stesso. Adolescenti e bambini diventano l’archetipo, il modello del consumatore ideale perchè sono impulsivi, non riflettono a lungo prima di comprare

Il capitalismo moderno sarebbe, stando a Barber, la combinazione fra questi due elementi: l’invenzione di bisogni e l’infantilizzazione della società adulta.

Quale la via d’uscita? La versione di sinistra, militante del consumismo moderno, impersonata da quei movimenti che si propongono di cambiare il mondo operando sulle scelte di consumo (ie Slow Food, Fairtrade, Equo&Solidale)? Barber, e con lui Rampini – che non finirò mai di ringraziare – contestano anche questo.

E’ una favola per bambini, una favola a lieto fine, l’idea che si cambia il mondo attraverso il consumo privato. […] La ricetta di Barber è paradossale, ritornare al capitalismo delle origini: <<Il vero paradosso è che viviamo in un mondo dove chi ha il denaro non ha più dei bisogni reali, mentre chi ha ancora enormi bisogni insoddisfatti non ha potere d’acquisto. Dobbiamo costringere il capitalismo alla sua vocazione primaria: soddisfare i bisogni materiali dove ci sono. E’ qui che c’è spazio per una nuova crescita, più sana e più equa. Non è l’illusione di un capitalismo altruista, bensì l’uso della molla del profitto al servizio delle domande più urgenti per l’umanità.

Le dimissioni di Coulson&Mr.B.

Da più’ parti si chiedono le dimissioni di Silvio Berlusconi dopo il recente scandalo sessuale che vede coinvolte prostitute minorenni, viscidi leccapiedi organizza orge e igieniste dentali appone. Di lasciare l’incarico, ovviamente, neanche a parlarne. Sara’ necessario scavare più’ a fondo, fin quando anche comportamenti patologici associabili a manie omicide-necrofile saranno ritenuti insufficienti per giustificare il giusto sollevamento da ogni incarico governativo. In attesa che il prossimo sasso venga sollevato, disgelando l’ennesima alcova di nequizie e scarafaggi neri che ne scappano di gran carriera, altrove, nel mondo, si toccano vette di parossismo dimissionario: la morale politica manichea tipica dei paesi anglosassoni impone dimissioni immediate ogni qual volta una figura con un ruolo pubblico o istituzionale la fa appena fuori dal varino. Non dico tutta, ma anche solo qualche goccia.
Andy Coulson era lo spin dottor di David Cameron, il primo ministro inglese, da almeno tre anni. Ne curava l’immagine, le strategie comunicative, il rapporto coi media. Era stato ritenuto l’uomo giusto dal leader conservatore proprio per la sua lunga esperienza fra la melma della società’, per la sua abilita’ di giostrarsi in quella zona grigia che e’ intersezione fra potere, pettegolezzo e scandalo giornalistico. Coulson era l’editor del News of the World, il giornale di proprietà’ di Murdoch che altro non e’ che il domenicale del Sun, altro tabloid del magnate australiano. Il News of the World e’ lo stesso paper che pubblico’ il video di Max Mosley impegnato in una Sick Nazi Orgi con 5 prostitute in assetto bondage. Mr Coulson fu costretto a dimettersi dall’incarico di editor del tabloid quando uno dei suoi giornalisti fu arrestato per via di alcune intercettazioni telefoniche illecite, la cui pratica era ampiamente diffusa presso la redazione del suddetto Coulson. Di recente, un esecutive del domenicale, Ian Edmondson, e’ stato sospeso a seguito di ‘serious alligations’ relative alla vicenda.

Coulson, artefice della trasformazione trendy (come scrive il Daily Mail) di Cameron, l’uomo dietro alla grande idea della Big Society e al martellamento mediatico su temi come l’immigrazione e i tagli alle tasse,  ha dovuto dire addio ad un discussissimo salario di 140,000£ all’anno al numero 10 di Downing Street, travolto dallo scandalo delle intercettazioni telefoniche di un giornale in cui non lavorava da anni e di cui ai tempi era editore.

Cosa ci riporta ai Bunga Bunga berlusconiani?

Con l’aggravarsi dello scandalo relativo ai phone hackings del News of the World, Coulson aveva immediatamente offerto le sue dimissioni a Cameron, il quale le aveva in un primo tempo rifiutate. Nel frattempo, l’attuale editor del tabloid aveva lasciato. La decisione di Coulson ha assunto caratteri di irrevocabilità’ una volta appurato, e cito testuale, che l’accanimento mediatico sullo scandalo News of the World aveva di fatto reso impossibile allo spin dottor di svolgere il suo lavoro adeguatamente: “La continua copertura di fatti relativi il mio lavoro precedente hanno fatto si’ che non potessi dare il 110 per cento richiestomi. Quando un portavoce ha bisogno a sua volta di un portavoce, e’ tempo di guardare avanti”.

Accettiamo con serenità’ la notizia delle mancate dimissioni di Silvio Berlusconi, confidando nel fatto che la carica di testosterone di cui si dice faccia il pieno durante le notti Bunga gli permetta di dedicarsi al 110 per cento al paese per cui ha giurato sulla costituzione.

A Londra l’inglese non lo si impara. In casa.

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Buon anno da Lillo, oramai mio malgrado londinese d’adozione, e buon 2011. London Talking continua imperterrito sulle frequenze di Radio Città Fujiko. Informazione, parallelismi, curiosità’, consigli ai viaggiatori e prospettive rovesciate sull’asse Londra – Bologna. Iniziamo l’anno nuovo sfatando un po’ un luogo comune, quello che a Londra si va per imparare l’inglese e pertanto e’ utile vivere in casa con persone che l’inglese lo parlano, come appunto gli inglesi, gli americani, i pazzi australiani, perlopiù assiepati nella zona ovest, verso Ealing Broadway, i sudafricani e i kiwi, i neozelandesi, con il loro accento la cui derisione a ogni latitudine e’ sintomo essa stessa di una globalizzazione degli sfotto’.

Ebbene, a Londra con grande probabilità’ finirete in casa con giamaicani, coreani, indonesiani, un paio di cinesi e qualche cecoslovacco. Di inglesi, manco a parlarne. A volte capita di essere fortunati e di beccare su gumtree, il sito di annunci definitivo su cui con molta probabilità’ troverete la stanzetta nella quale vivrete, quella che nel gergo dell’italiano speranzoso è chiamata ‘la botta di culo’: stare in casa con qualche inglese. Ebbene, vi accorgerete che, a parte qualche festaiola eccezione, parlerete raramente con lui. Complice la differenza dei vostri orari, lavorativi e non, sarete condannati ad una perenne solitudine casalinga. Il filippino della porta accanto magari non comunica, il giapponese non sa l’inglese, l’australiano ha anch’egli orari diversi dai vostri e con il polacco simpatico e’ difficile scambiare quattro chiacchiere perché’ manca un soggiorno in cui farlo, nella vostra nuova accogliente casina. Come spesso accade, infatti, i soggiorni vengono subaffittati come stanze, il che dà modo ai landlords di spremere l’appartamento fino all’ultimo pound. Niente salotto, quindi, niente divani. La vostra vita casalinga si riduce ad un mero cucinare frettolosamente, prima di essere notati da qualcuno, scappare in camera, mangiare sul letto, andare un po’ su internet e dormire, pronti per il prossimo viaggio in metro di un’ora, l’indomani. Se non siete davvero fortunati, casa vostra diverrà il regno dell’autismo e della solitudine. Quindi – date retta a questo consiglio – come criterio guida nella scelta della vostra stanzetta su gumtree, se mai vi doveste trasferire a Londra, scegliete il salotto, e se ci sono italiani nei paraggi sarà’ solo meglio. Sono poche le nazionalità che amano trascorrere del tempo a tavola, chiacchierando amabilmente davanti ad una bottiglia di vino. L’inglese, quello, lo imparate al lavoro o fuori casa. Per vincere lo stress della City, e non darla vinta a quello stile di vita alienante da topo d’appartamento, scegliete il salotto. Londra e’ figa, c’e’ tutto da fare, ma sarà molto più’ bella se potete godervela anche fra le mura domestiche. E..scegliete l’est, dove mi sono appena trasferito. Whitechapel, Shoreditch, Aldgate, Bethnal Green. Sono le zone più cool,adesso (dicono), e quelle avrete l’illusione che un appartamento abbia ancora prezzi a misura d’uomo. Sarà solo un’illusione, purtroppo.

ANARCHY IN THE UK

Thanks to the blog FleetStreet Blues!

Roy Greenslade, uno dei più noti commentatori del Regno Unito -specializzato in media e giornalismo, quello che definiremmo un meta-giornalista- nella sua ‘colonna periodica sul Guardian‘ rende onore a Matt Dunham, il fotografo della AP (Associated Press), che ha scattato la foto da un milione di dollari. Ore di lotta con gli studenti che cercano di strappargli la macchina fotografica dal collo, sballottato qua e là nella furia giovanile, fra cariche della polizia e cavalli imbizzarriti, ed ecco la luce in fondo al tunnel della violenza. Una macchina reale avvistata in mezzo alla folla. E’ lì, non si può muovere. Matt arma il flash come se fosse la baionetta di un fucile e si precipita fra gomiti e urla, oggetti contundenti e passamontagna. La luce, cinque scatti. La faccia impietrita di Carlo, la maschera di paura di Camilla.

Quindi, una corsa in taxi e via agli uffici non lontani di Camden Town, il vero cuore pulsante di Londra. In taxi con lui anche il ragazzino che filmava la scena col suo cellulare. Ore sette e venti, come racconta Greenslade: giusto in tempo per la prima edizione dei quotidiani nazionali. L’epilogo della vicenda è ovviamente un lieto fine, urlato al mondo dalle fauci spalancate della duchessa di Cornovaglia:

“With Dunham’s image having appeared in many US papers, including the New York Times, he was invited to appear on ABC’s breakfast show, Good Morning America. That’s what happens when you get “the money shot”