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“Il compito dei media non e’ quello di proteggere il potere dall’imbarazzo”

Il nostro titolo riprende quello dell’editoriale di Simon Jenkins sul Guardian di oggi.
Come saprete, il Guardian e’ uno dei cinque quotidiani al mondo a ricevere le spifferate di Wikileaks in anteprima. Gli altri sono il New York Times, Der Spiegel, El Pais e Le Monde. Notate l’assenza di qualcuno? Proprio così. Né Il GiornaleLibero hanno accesso alla camera da letto di Julian Assange. E’ preoccupante notare, tuttavia, l’assenza dei meno seri Repubblica, Corriere e Sole 24 Ore. Forse, a dispetto di quanto ci raccontano, non siamo così importanti nello scacchiere internazionale.

Questo fatto è dimostrato primariamente da due fattori, solo per attenerci ai Wiki-cables diffusi la scorsa notte. Potremmo identificare il primo fattore come ‘interno’, il secondo come ‘esterno’.
Da una parte c’è la constatazione delle burle internazionali ai nostri danni, dall’altra l’amaro realizzare che le indiscrezioni sulle burle internazionali ai nostri danni non interessano minimamente i media esteri. Mi spiego meglio.

Se in Italia il leak dei documenti diplomatici statunitensi viene analizzato sotto una lente primariamente berlusconiana – mi riferisco alla reputazione da cioccolataio che il nostro Primo Ministro scopre avere all’estero –  nel Regno Unito, invece, non si parla minimamente nè di Berlusconi nè di Putin.
Il Guardian, che è il giornale che mi è capitato di leggere in mattinata, non dedica nemmeno un trafiletto ai festini di Berlusconi, alla sua incapacità, alle sue ore di sonno, al suo essere burattino di Putin. Viene al contrario citato Frattini in relazione alle sue opinioni sul rapporto Afghanistan-Iran. Putin viene menzionato in rapporto alla situazione marcescente del suo paese, dove servizi segreti deviati flirtano con la criminalità organizzata e bande di potere collegate al partito di Putin spadroneggiano in quello che una volta fu il paese degli Zar.
Di Berlusconi, nemmeno l’ombra. Le notizie, quelle vere, riguardano il fatto che gli Stati Uniti “spiano” le Nazioni Unite, gli emiri arabi chiedono il bombardamento dell’Iran, la diplomazia mondiale non smette di essere preoccupata rispetto ai programmi di proliferazione nucleare di Iran e Pakistan e il rapporto Cina-Corea del Nord si scopre essere piu’ complicato del previsto.
Dei festini di Berlusconi, nemmeno l’ombra. Berlusconi vanitoso? E chissene… all’estero lo sanno già. E anche da noi.

Se da un lato, pertanto, le ambasciate si burlano del nostro paese (che Berlusconi, in maniera innegabile, rappresenta), il peso internazionale di queste burle e’ pressochè nullo. Sono ormai diventate routine. Non fa più notizia il Berlusconi-giullare, e d’altronde non scandalizza più nemmeno in casa nostra.

La vera notizia di tutti questi documenti “riservati”, per l’Italia, è la tragica assenza di una notizia: la tragica assenza di interesse, di una vera news.
Sai che putiferio se si fosse scoperto che Cameron era lo zimbello del mondo?
Riscoprire la capacità di indignarsi per il non-detto può essere la via che conduce alla dignità. Perchè di cose, oramai, se ne dicono troppe, e troppo spesso a sproposito.

Tornando all’editoriale di apertura, Simon Jenkins scrive che il compito dei giornali (e delle televisioni) non è quello di proteggere il potere dall’imbarazzo. “Sta ai governi, non ai media, il compito di proteggere i segreti. Quando un governo agisce nel bene, sara’ saldo e forte nell’imbarazzo”.

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  1. L'Italia ha attratto anche l'attenzione dei media britannici. L'Independent dedica giustamente una sezione alle magagne italiane.

    Cio' che e' interessante non e' il giudizio sulle imbarazzanti gaffe di Berlusconi e sulla sua vita sessuale (su cui si sono concentrati i giornali italiani) ma sulla sua vicinanza a Putin – e le implicite conseguenze sulla politica energetica europea. Questo e' quanto veramente conta per la classe dirigente americana, e non solo.

    Sarebbe interessante capire se questo possa essere uno dei motivi della probabile caduta di Berlusconi, che tanto ricorda quella di Andreotti nel 1992.

    Speriamo che stavolta non abbiano bisogno delle bombe.

    Riccardo

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