Skip to content

I quotidiani italiani: l’insostenibile immobilità dell’essere

Continua l’odissea del giovane reporter all’estero. Questa volta, cosa più unica che rara, il malcapitato ha una storia da raccontare, e pensa di raccontarla proprio all’Italia.

Lo immaginiamo svegliarsi presto, mettersi delle scarpe comode (“quel giornalismo fatto di sudore e sacrificio, quando internet non era ancora stata concepita e le notizie te le dovevi andare a prendere, consumando le suole delle scarpe“), sorseggiare un po’ di caffè per darsi la carica e partire, armato di macchina fotografica, taccuino e buone intenzioni. Si reca quindi sul luogo, parla con la gente e, mentre la gente parla, lui intanto dà mentalmente forma all’articolo, spostando parole qua e là, raggruppandole in immaginari paragrafi, aggiungendo punti e virgole come pennelate d’artista.

Finalmente torna a casa, scrive il pezzo di getto e, soddisfatto del suo lavoro, alza la cornetta. Per essere precisi, clicca sul pulsante verde di Skype che i tempi, ahimè, ci hanno dato in dono la possibilità d’essere un po’ meno romantici.

La storia, dicevamo, qui nel Regno Unito ha rilevanza nazionale. Dopo 700 anni, una corporazione di artigiani rischia la scomparsa; il Labour party inglese si spacca e i principali media nazionali rilanciano gli appelli dei lavoratori. Non scenderò in ulteriori dettagli per salvaguardare l’identità del giovane reporter, protagonista della nostra odissea.

Per farla breve, il nostro giornalista sa di avere un gran pezzo per le mani, pieno di calore umano e di interviste colorite.

Chi chiama? Repubblica e Il Corriere. I primi due quotidiani che chiunque chiamerebbe.

CONTINUA A LEGGERE SU ITALIADALLESTERO.INFO…


Previous article

Distanza di sicurezza

Next article

Foto del giorno, a spogli ultimati....

Join the discussion

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.