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Gli indignati della domenica

Questo il clima davanti alla basilica di Saint Paul, Londra, dove gli indignati inglesi continuano la protesta dopo la grande manifestazione di sabato scorso. Armati di tende, sacchi a pelo e volontà ferrea, si scaldano alla sera al suono dei tamburi. La temperatura di notte sfiora ormai gli zero gradi.

Resteranno finchè non saranno cacciati, così dicono. Resteranno per fare valere le loro ragioni con i passanti e i banchieri che ogni giorno si recano al lavoro. Quelli che si fermano, li ascoltano e spesso e volentieri ritornano con i sacchetti pieni di cibo comprato al vicino supermercato.

Perchè è così che si costruisce la vera opinione pubblica.

L’Italia è ancora uno dei pochi paesi in cui la protesta globale non ha assunto i connotati del sit-in e della protesta non violenta, se non in alcune temporanee, sporadiche eccezioni.

Siamo ancora indignati della domenica, pronti ad andare in manifestazione quando ci è più comodo. Chi è rimasto, col megafono in mano?

Sceso a Saint Paul Cathedral, ho intervistato tante persone. La maggior parte di esse avevano un lavoro e si erano presi delle ferie o l’aspettativa pur di congelarsi il culo sull’asfalto e far valere le proprie ragioni. Phil, 32 anni, il cuoco, è uno di questi:

“I’m cooking lunch against corporate corruption that makes my 11-years old son position very difficult. I’m worried about my kid’s future, I’m here to make sure there will be something left for them.”

Nonostante in passato abbia avuto delle opinioni nette sugli hipster londinesi (molti di essi campeggiano oggi a Saint Paul, e sabato erano in manifestazione con l’iPad), quando c’è da crederci, beh, tanto di cappello, sembrano fare sul serio.

Quando anche i nostri giovani troveranno il coraggio di lottare per le proprie idee col culo ghiacciato, per giorni, notti intere, allora l’opinione pubblica finalmente si accorgerà davvero di loro, più che delle decine di black-block che saltano fuori ‘a convenienza’ ad ogni momento delicato di questa seconda repubblica.

Non si parlerà più di ‘occasioni persa’ da parte del movimento.
Le idee saranno sempre lì, in picchetto permanente davanti alle istituzioni, onde evitare che i giornali (e i politici, assisi nel loro iperuranio) si dimentichino di esse con l’edizione del martedì.

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