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Monti salva l’Europa (e già che ci sei…)

Mario Monti, fresco uomo di copertina del Time, è a prima vista il pacioso vecchietto della porta accanto. Eppure è da questo pacioso vecchietto, fresco di tourpromozionale americano, che dipendono i destini dell’Eurozona tutta.  Da lui e da un rilassamento della sempre tesissima politica dell’inflessibilità tedesca, opinano anche al Sole24Ore sulla scia di questo misurato articolo di Zeit.

Una simile politica di “rigore, rigore e ancora rigore con l’accetta” potrebbe “prima o poi provocare una violenta reazione di rigetto.” Non c’è dubbio. “I morti non pagano i debiti,” ha ricordato tempo addietro la presidentessa di una nazione dieci anni fa in ginocchio, l’Argentina. “Per onorarli è necessario prima crescere.”

E’ bene tuttavia che Monti si mostri più tedesco in patria di quanto non dia l’impressione di essere in Europa, maneggiando con più perizia la teutonica ascia da battaglia contro evasori, delinquenti e corrotti. Il compito di Monti, in Italia, è quello di riallacciare lo sfilacciato tessuto sociale e unire la popolazione in un’unica grande Teutoburgo contro i veri nemici della crescita.

Errori di strategia (anche comunicativa) come le crociate contro articolo 18 e bamboccioni non fanno altro che vanificare ’azione di governo nella coscienza collettiva, vilificandone la portata. Non serve disotterrare l’ascia contro il mammone 30enne senza lavoro nè pensione: lui la faccia schiacciata sul cippo ce l’ha già da un pezzo, e di certo non si mette a leggere Time Magazine per tirarsi su di morale. E’ troppo impegnato a non pensare alla scure gelida che preme sul suo volto mentre suda freddo.

Commento all’articolo Tedeschi, rilassatevi!
Testata: Die Zeit per italiadallestero.info e IL FATTO QUOTIDIANO

POSTILLA, thanks to @gianlucamezzo: 

“Forse, il motivo di tanto accanimento è proprio questo. Perché se il mercato del lavoro è chiuso, il debito pubblico devastante, il sistema pensionistico in fallimento, il futuro dei giovani un buco nero, non è per colpa loro, ma delle generazioni precedenti. Dei loro padri e dei loro nonni. Della generazione di Monti, Fornero e Cancellieri. Della “mia” generazione. Forse è per questo che ce la prendiamo tanto con i giovani.
Per dimenticare e far dimenticare che è colpa nostra.” (Ilvo Diamanti, La Repubblica)

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