Cosa scopri analizzando il tuo profilo Facebook
“WolframAlpha.com è un sito che si occupa di ricerche basate su dati e algoritmi. Il suo creatore, Stephen Wolfram, tra le altre cose vi ha aggiunto un servizio gratuito che permette di generare un report basato sul proprio profilo di Facebook: è strano vedere cosa noi siamo per un social network,” scrive oggi Mauro Callea, uno dei miei migliori amici.
Lo scrive proprio su Facebook.
Ho deciso di provare WolframAlpha in prima persona, ed ecco cosa ho scoperto. Siate liberi di trarre le dovute conclusioni (editor di giornali online, social media editors, sociologi ed esperti della comunicazione, mi rivolgo a voi). Trattatemi come un campione, e ri-calibrate le vostre strategie di marketing sul sottoscritto. O no.
1. La mia attività su Facebook sta scemando.
Un trend che dovrebbe preoccupare il buon Zuckerberg in prima persona. Se non ci lavorassi, probabilmente lo lascerei… (sì sì dicono tutti così). Innegabilmente, tuttavia, ci si sta avviando verso una fase di ‘stanca’ che colpisce – credo – tutti gli utenti Facebook della prima ora – e magari meno i teenagers che sono approdati da poco nella grande famiglia demoniaca.
2. Sarà il lavoro che faccio, ma tendo a condividere per lo più links.
Insomma, le buone storie meritano sempre condivisione. Content is king.
3. La mia attività si concentra ovviamente in orario d’ufficio – spero il mio capo non legga il mio blog .
In settimana condivido più links e storie che ritengo interessanti. Il weekend è dedito agli status e alle foto. Il sabato e domenica mattine è dedito al doposbronza, invece, come risulta dalla scarsa attività nelle prime ore della giornata. Il weekend tendo a leggere di più ma a condividere di meno. Stanchezza da social per il pendolare informatico della notizia.
4. Il mio coinquilino è una delle parole più usate del mio vocabolario.
Segno del progressivo deterioramento linguistico.
5. La mia attività del weekend è prevalentemente mobile
Navigo un pochettino meno su Facebook, e se lo faccio quasi mai dal computer fisso. Lo stesso dicasi per il mio consumo di notizie, fra parentesi.
6. Non importa quale articolo da premio Pulitzer condivida…
I post con cui i miei amici hanno più interagito sono quelli che contengono un animale teneroso e carinissimo (un pappagallo, non un gattino), e un altro con me in mutande, in posa da tamarro.
7. Tendo a essere poco gerontofilo.
Condivido con i miei amici giovani, sotto i 40, soprattutto in Europa. La portata delle mie condivisioni trascende i confini nazionali. Altra cosa da tenere a mente quando si cerca di creare viralità su Facebook. Come Harper Reed insegna, è importante centrare individui chiave all’interno di gruppi sociali quando si fa una campagna di marketing, coloro che hanno la possibilità di influenzare – con la propria opinione – un maggior numero di persone, anche oltre i confini della realtà locale.
8. Il cuore del mio network di miei amici è abbastanza coeso, e tendono a conoscersi l’un l’altro.
Poche le isole felici con cui ho poco a che fare. Questa mi piaceva solo per la visualizzazione molto cool.
Mauro mi segnala la fonte dove ha letto di WolframAlpha, giustamente.
Join the discussion