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Qualsiasi cosa vibri sul tuo iPhone, ha meno valore del contatto visivo con la persona che ti parla

Ho appena comprato questo libro:

 

A partire da link sul filosofo e sociologo Zygmunt Bauman segnalatomi dalla sempre ottima Virginia Fiume:

Douglas Rushkoff, l’autore del libro, riflette – a quanto pare in maniera molto approfondita – sugli effetti collaterali per il mio cervello della costante immersione nel flusso #real-time degli eventi:

“a diminishment of everything that isn’t happening right now — and the onslaught of everything that supposedly is.”
“how we have lost our capacity to absorb traditional narrative, [and] what we have used to replace it.”

Mi ha molto colpito il termine digiphrenia, ovvero quello sdoppiamento di personalità dato dalla duplicazione dei tempi e degli spazi in cui viviamo la nostra vita (reale e digitale),  una sensazione simile allo stress post-traumatico di alcuni reduci di guerra, “as they attempt to live in two worlds – home and battlefield – simultaneously.”

Vi saprò dire come lo trovo.

A breve, spero, se l’attention span non mi tradisce.

“Whatever is vibrating on the iPhone just isn’t as valuable as the eye contact you are making right now.”

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Un corto di 17 minuti girato interamente sul desktop di un adolescente

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Cosa è successo oggi, spiegato ad una canadese.

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  1. Bravo Lillo Montalto! Non di solo real-time vive l'uomo 🙂
    L'importante è trovare il tempo reale per fermarsi a pensare.

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