Una cosa divertente che rifarò
Quest’anno sono stato per la prima volta al Carnevale di Ivrea (per chi non sa cosa si tratti, rimando a questa splendida puntata di Pif che mi ha caricato a molla la settimana prima di andare).
E’ stata forse l’esperienza più bella della mia vita – e chi mi conosce sa della mia scarsissima propensione all’iperbole… …
Diciamo che in una scala da uno a sesso, il Carnevale di Ivrea si colloca oltre la prima posizione, e batte ogni altra possibile esperienza umana ad eccezione, forse, del Paintball.
E’ stata un’epifania dello spirito, una giornata fuori dallo spazio e dal tempo conosciuto, tra pifferai che intonano storiche nenie di battaglia, tamburi, striscioni, coriandoli e arance. Tonnellate di arance.
Ciò che lo rende speciale, a parte la follia della battaglia in sè, e l’assoluta convinzione di massa di partecipare ad una liturgia laica unica ed imprescindibile. L’aria di attesa che si respira prima della battaglia è densa, pesante, ricca di cavalieri che fischiettano per ingannare la tensione; aranceri che si battono il petto e che si riscaldano prima di gettarsi nella mischia; sguardi fissi nel vuoto per racimolare tutte le energie a pochi minuti dallo scontro, insulti sberleffi e canti corali.
Poi, all’improvviso, è il delirio. Stare in mezzo a migliaia di sassi arancioni che ti fischiano vicino alle orecchie, missili che raccontano di una tradizione tanto unica quanto irriducibile, è una scarica di adrenalina difficile da provare altrove in questa parte del mondo.
Scattare foto lì in mezzo ti fa sentire come un reporter di guerra, in missione per conto del Vero. Essere parte di questa follia collettiva vuol dire lasciarsi ogni altra cosa alle spalle, perchè ogni distrazione può essere fatale.
Essere parte di questa splendida follia vuol dire ritornare alle radici, da cui ogni giorno ci allontana inesorabile tutta la tecnologia di cui ci circondiamo per evitare l’horror vacui.
Stare lì in mezzo, ad esaltarsi e tifare per una squadra o per l’altra, ad annuire quando gli aranceri di un colore applaudono gli avversari e concedono loro l’onore delle arance, ci fa tornare in contatto con la parte migliore della nostra umanità.
Anche questo è il Carnevale di Ivrea.
Se volete vedere tutte le foto che ho scattato quel giorno, le trovate qui. Tutta questa manfrina per dirvi solamente: andatevele a vedere, ne vado molto orgoglioso.
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