Lo stadio-all-inglese e quella strana domanda
Mercoledì scorso mi hanno fatto una domanda sorprendente allo stadio. Molto soprendente.
Meglio partire dall’inizio, però.
Mercoledì scorso, sfruttando la solerzia e la serietà di un mio compagno di corso (tutte doti che a me mancano,in parte o del tutto), sono riuscito a beccare un preziosissimo tagliando per la partita del Chelsea. Tifo Chelsea? Ovviamente no, però ero curioso di vedere una partita in questi famosi “stadi inglesi all’inglese”. Quindi questo mio amichetto si è svegliato presto e ha comprato il biglietto su internet, in una finestra temporale che andava dalle 8 alle 8 e cinque del mattino. Qualunque altro orario sarebbe stato troppo tardi. Tutti i biglietti, dico tutti, sono di solito esauriti. Scordatevi di vedervi un Arsenal-Tottenham, ad esempio. Per la cronaca, Arsenal e Tottenham sono due quartieri di Londra. Il primo è abbastanza ordinario, nella sua perifericità. Il secondo è un po’ bronx, ma solo all’apparenza, ed è abitato da una grande maggioranza di working class heroes di colore.
Torniamo alla nostra partita di calcio e alla domanda da cui siamo partiti. Pertanto, ricapitoliamo: impossibile accaparrarsi dei biglietti, se non per l’incerto procedere delle squadre in Champions League, il culo nell’averne trovato uno e la voglia di vedere questi stadi all’inglese-modello-all’inglese, ma senza hooligans.
La partita in questione è stata un bel 4-1 per il Chelsea contro lo Spartak Mosca.
Potenzialmente, era un casino. Russi ubriachi, potenzialmente enormi, che incontrano inglesi ubriachi, potenzialmente ubriachi. E così in effetti è stato. A fine partita, tutti i tifosi scemavano verso la più vicina stazione della metro come una marea umana. Una marea alcolica e fraterna, però. Tra canti e boccali levati al vento.
Quello che però voglio raccontarvi è dello stadio all’inglese e della fatidica domanda…. Insomma, per farla breve… lo stadio all’interno era proprio all’inglese, con tanti stewart e tanta vicinanza al terreno da gioco, così che potevo quasi toccare Cech, il portiere del Chelsea. C’è stata un’invasione di campo, classica, e tanti corellini quà e là inneggianti Chelsea. Pochi i buuu quando i giocatori avversari venivano a battere il calcio d’angolo da noi e in generale il tutto mi ha colpito per via del silenzio, a tratti surreale, che ovattava lo stadio. Un silenzio di civiltà e compostezza, più che di noia.
Concludendo… non mi metterò qui a fare il vecchio moralista bacchettone che vede vecchi e bambini allo stadio dappertutto, del tipo “una volta ci si poteva portare i piccoli a vedere la partita”.
Verrò al dunque. La domanda.
L’addetto alla security, scorgendo che avevo con me uno zaino, mi ha chiesto se potevo aprirglielo affinchè potesse lui darci un’occhiata. Senza neanche metterci mano, mi ha guardato e mi ha domandato (e qui veniamo a noi…): “Do you have a ball in your bag?” Una palla. Mi ha chiesto se nel mio zaino avevo una palla. Poi, rassicurato dal mio diniego, mi ha fatto cenno di passare avanti.
E con che si viene, in fin dei conti, allo stadio, se non con una palla da buttare gioiosamente sul terreno da gioco?
E io che mi aspettavo una domanda su eventuali coltelli, pistole, razzi o motorini nel mio zainetto. Che sciuocco.
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