Carnevale da brividi nella Londra dei riots
Una Londra coi nervi a pezzi e le ossa ancora rotte dagli scontri di due settimane fa si prepara ad accogliere la più grande festa di strada d’Europa, il carnevale di Notting Hill.
La tormentata storia della parata più famosa della città – provocatoria risposta alle tensioni razziali di fine anni ’50, giunta quest’anno alla sua 46esima edizione – è brevemente riassunta in questo articolo. Le paure delle autorità, all’indomani dei disordini nelle periferie che hanno messo a ferro e fuoco la capitale, quelle sono invece facilmente intuibili.
Scotland Yard schiererà un numero di agenti doppio rispetto a quanto visto durante il Royal Wedding per il timore che si riaccenda la scintilla di nuovi scontri. Si prevede infatti che oltre un milione di persone si riverseranno per le strade del ricco quartiere occidentale londinese nei due giorni di baldoria a cavallo del lungo weekend festivo (lunedì sarà infatti bank holiday, qui nel Regno Unito).
Ad un anno dalle olimpiadi del 2012, Londra non può certo permettersi di sfigurare agli occhi del mondo. Lo ha ribadito di recente il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Theresa May, e lo ha ricordato ovviamente anche il comitato organizzatore del carnevale.
Tuttavia, nonostante l’eccezionale afflusso di persone (e, di conseguenza, di portafogli carichi di sterline), per commercianti e bancarellai della famosa Portobello Road, uno dei mercatini preferiti dai nostri connazionali in vacanza, il carnevale è semplicemente una sventura. A dirla tutta, la maggior parte di loro chiuderà i battenti e lascerà la città per fare ritorno solo ad acque più calme. Magari martedì o mercoledì.
Alla domanda “Rimarrete aperti?” la risposta più comune a Portobello Road è “Non siamo così pazzi.”
Alessio Guidi, italianissimo manager di un wine bar nelle vicinanze, confess ache per lui il carnevale vuol dire perdere tre giorni di lavoro. I gestori di pub saranno fra i pochi a sfidare la sorte, rincarando la birra a mo’ di compensazione morale.
“Qui ci si accoltellava per una lattina di coca cola da 40 cent,” mi racconta Widgit, 60 anni, pensionato e instancabile bevitore. Il morto, durante il carnevale, c’è già scappato durante gli anni passati.
“La gente qui è un po’ paranoica,” ammette Haja, abitante della vicina Ladbroke Grove, la zona in cui fervono i preparativi nei laboratori e vengono messe a punto le scenografie per il carnevale. “Tutto andrà bene,” aggiunge.
Emma, trentaduenne proprietaria di un chioschetto di waffles, confida che scapperà dalla città come ogni anno, nonostante sia sicura che la polizia abbia tutto sotto controllo. Un altro dei ‘regolari’ dei pub di Notting Hill, Jay, rivela con tono cospiratorio che molte gang rivali in città colgono l’occasione per saldare vecchi conti in sospeso. “Si radunano e vanno in giro in gruppo. L’unione fa la forza, soprattutto quando si immersi in una simile folla. Alla sera, poi, quando i turisti si riversano in metropolitana, i borseggiatori ne approfittano per ‘farsi’ tutti i treni, da capo a coda” [steaming, in gergo: lo ‘svaporamento’]
Tutta l’area coinvolta dalla parata sarà effettivamente ermeticamente sigillata.
Widgit, il pensionato, si lamenta che la gente di una certa età si chiude in casa con delle abbondanti provviste di cibo e aspetta che l’uragano passi. Spostare il tutto nel vicino Hyde Park, dice, sarebbe facile, e la polizia controllerebbe più agevolmente l’enorme quantità di persone. “I soldi per tutta questa polizia chi credi che li metta?” si sfoga.
“Non si può spostare il carnevale per motivi di business,” confida un poliziotto di pattuglia. “E anche un po’ per motivi politici.”
Gli appartenenti alla comunità nera e afro-caraibica sembrano quelli più disinvolti e meno preoccupati. Simon, 27 anni e un lavoro in una casa discografica, commenta così: “Sarà una festa, non succederà nulla. Se disordini ci saranno, è perchè la gente vuole gridare al governo che è stufa. Sarà la voce di tutti coloro che sono solitamente inascoltati a levarsi. La maggior parte di questi ragazzi è semplicemente frustrata, anche se spesso non sa per quale motivo.”
Articolo originariamente pubblicato sul Fatto Quotidiano
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