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E’ stato lanciato un nuovo strumento per il video storytelling. Ed è fighissimo.

Arrivo in ufficio e trovo l’email di una collega che mi segnala questo ottimo strumento per lo storytelling VIDEO appena presentato al pubblico:

soo meta

 

Qualche informazione su Soo Meta.

– E’ facilissimo da usare. La mia collega è riuscita a produrre questo video in qualche minuto.

– Può essere ’embeddato’ in qualsiasi narrazione multimediale grazie ad un comodo codice iframe.
– Ogni storia può includere non solo video, ma (proprio come in Storify) anche citazioni, foto e altri elementi (es, sondaggi). Non è prevista, a quanto mi è parso provandolo, la possibilità di includere tweets al momento.
– Tamás Szakál, fondatore e CEO di questa ennesima, fighissima start-up SaaS, dice di avere come obiettivo quello di coinvolgere nuove tipologie di pubblico. Engagement è ancora una volta la parola d’ordine.
– L’ispirazione per questo nuovo prodotto è venuta osservando le tecniche didattiche di alcuni insegnanti per catturare l’attenzione degli studenti. E’ una cosa bellissima, se si pensa alle possibili applicazioni future: dall’aula, la dimensione si sposta a quella della conferenza, della presentazione accademica fino allo storytelling giornalistico.

L’ennesimo, nuovo strumenti per affascinare, incuriosire e fidelizzare il lettore. Andate e sperimentate. 

Come effettuare la copertura real-time di conferenze ed eventi aziendali

Di ritorno da Rotterdam, dove come ho scritto nel precedente post ho supervisionato la diretta multimediale di uno degli eventi più corporate del mondo, la conferenza Powering Progress Together sponsorizzata da Shell, in collaborazione con National Geographic. Sarò breve e conciso, anche perchè oggi il mio cervello non riuscirebbe ad andare oltre la seconda subordinata.

Ecco una serie di consigli pratici per tutti i livebloggers in erba, o per tutti coloro che devono affrontare la diretta multimediale di un evento/summit/forum/conferenza aziendale di medio-grossa dimensione.

Audience
Chi e come vedrà il liveblog? Abbiate sempre in mente il vostro pubblico.

Si tratta di invitati all’evento, che seguono la diretta ‘second-screen’ dalla sala, o si tratta invece di colleghi e partners che assistono ‘virtualmente’ alla conferenza, da casa, per impossibilità di partecipare fisicamente? Quale il tono migliore per l’evento? Formale, informale o smart casual? Tutti questi elementi devono essere presi in considerazione nella fase di preparazione. Fare la telecronaca dell’evento è una cosa, offrire supporto multimediale alla visione/ascolto è un’altra: quando lo speaker inizia il discorso, sarà bene trascrivere tutto quello che questi dice ad uso di chi non può essere lì, oppure padroneggiare l’argomento trattato di modo da fornire materiale interattivo a sostegno dell’allocuzione? Un esempio concreto: se si parla di carestie nel continente sub-sahariano, sarà opportuno avere a disposizione una tabella di dati e statistiche o una mappa interattiva. Scoprire se e quali dati verranno snocciolati nella conferenza è pertanto un elemento chiave della preparazione zen del liveblogger.

liveblogging corporate event liveblogger kit

La squadra.
Come dice l’adagio inglese,
“failing to plan is planning to fail.”

Mettete assieme una squadra. Se il vostro livello di padronanza della piattaforma usata (v. dopo) è a dir poco strabiliante, potete anche tentare l’ambizioso one-man show. Per ogni diretta multimediale ben riuscita, in ogni caso, è necessario:

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Il giornalismo è vivo. Ma è iperlocale, e mobile.

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Uno dei temi più discussi al recente Festival Internazionale del Giornalismo – e, immagino, in ogni consesso umano che raduni più di due giornalisti o editori nella stessa stanza – è stato ovviamente ‘la sopravvivenza’ dell’intero settore, di fronte alla minaccia Internet, o di altre morbide apocalissi future.

La crisi dei grandi pachidermi editoriali c’è, e nonostante tanti auto-elogi ed apologie autoreferenziali decantate a denti stretti (tante, troppe forse, sentite al festival), la realtà dei media nazionali è fatta di  tagli, scioperi, esuberi, incertezza e dubbiose riconversioni.

Anche nel Regno Unito la solfa è quella. Il Guardian coperto di allori è perennemente sull’orlo della bancarotta, giusto per citarne uno.

Se da un lato per l’industria nazionale della notizia sia un periodo di sangue e stridor di denti, dall’altro il giornalismo iperlocale non ha mai goduto di così buona salute.

Merito del mobile.
Una ricerca
 della fondazione NESTA (National Endowment for Science, Technology and the Arts) mostra infatti come nel Regno Unito il consumo di informazione iperlocale sia cresciuto in maniera esponenziale,  sistematica e capillare grazie alla diffusione degli smartphones.

The majority (66 per cent) of adults in the UK are interested in news and information about the immediate area in which they currently live.

Jon Kingsbury, direttore della responsabile della ricerca, ha spiegato a Journalism.co.uk che, nonostante la crisi, un più diffuso accesso mobile alla notizia ha avuto l’effetto di ampliare il bacino di pubblico per i portali locali e iperlocali.

Segno, forse, che l’appetito per la notizia è sempiterno (e, pertanto, sempiternamente monetizzabile).

media iperlocali ricerca UK

Nel maggio 2012, i siti di news iperlocali nel Regno Unito erano 432. Nel febbraio 2013, questo numero è salito a 633. Una persona su sette (14%), rivela Ofcom, naviga sul sito della comunità locale con cadenza regolare e mensile.

Uno dei siti di informazione iperlocale più visitati, Sheffield Forum, ha compiuto 10 anni e conta più di 6.4 milioni di posts in archivio. Un numero in continua crescita, “ad un ritmo di 2,000 posts al giorno.”

Il 55% del piccolo ma simbolico campione intervistato dall’osservatorio NESTA (2,248 persone) ha ammesso che l’aumento del consumo di notizie iperlocali – soprattutto, meteo, notizie di cronaca e entertainment, settore in mia opinione cardine per fidelizzare i lettore – è direttamente connesso al possesso di uno smartphone o di un tablet.

L’elemento mobile non è da sottovalutare, visto che i cellulari sono oramai dotati di complessi sistemi di geo-localizzazione. In poche parole, il tuo telefono sa dove ti trovi:  l’ottenimento di questa preziosa informazione diventa vitale per gli editori locali, soprattuto pensando alla possibilità di poter calibrare notizie e pubblicità in maniera estremamente accurata.

Perche’ informazione iperlocale?

Perchè innanzitutto la si giudica più affidabile dell’informazione locale, e ne si è generalmente soddisfatti (l’88% degli intervistati si dichiara estremamente soddisfatto del servizio ricevuto).
In secondo luogo, perchè si è in cerca di informazioni funzionali alla propria quotidianità.

Fifty per cent of hyperlocal media users get information about local weather, and 41 per cent information about local breaking news. Other popular topics include information on local entertainment (32 per cent), restaurants, clubs or bars (30 per cent) and community events (27 per cent).

In prospettiva generale, e già che ci siamo sfiorando anche la realtà italiana, i dati – presi cum grano salis, considerata la scala e la geografia dello studio – incoraggiano gli editori a iniziare a considerare news, meteo o servizi come quello per il traffico come soglie, strumenti di ingresso al sito internet.

Una volta catturato il lettore, ecco che viene il bello: creare le condizioni affinchè questo non fugga immediatamente dopo aver ottenuto l’informazione desiderata, bensì si soffermi sul sito a fruire di altri servizi comunitari.

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Nonostante il consumo di notizie sui portali locali, è importante notare come il pubblico inglese si aspetti che i media nazionali offrano non solo notizie su scala globale, ma anche iperlocale.

When we asked them where they would look for very very local content they were much more likely to look to existing or traditional brands, like broadcasters and traditional local newspapers, than they were to hyperlocal blogs.

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Cosa scopri analizzando il tuo profilo Facebook

WolframAlpha.com è un sito che si occupa di ricerche basate su dati e algoritmi. Il suo creatore, Stephen Wolfram, tra le altre cose vi ha aggiunto un servizio gratuito che permette di generare un report basato sul proprio profilo di Facebook: è strano vedere cosa noi siamo per un social network,” scrive oggi Mauro Callea, uno dei miei migliori amici.

Lo scrive proprio su Facebook.

Ho deciso di provare WolframAlpha in prima persona, ed ecco cosa ho scoperto. Siate liberi di trarre le dovute conclusioni (editor di giornali online, social media editors, sociologi ed esperti della comunicazione, mi rivolgo a voi). Trattatemi come un campione, e ri-calibrate le vostre strategie di marketing sul sottoscritto. O no.

1. La mia attività su Facebook sta scemando.

facebook activity wolfram lillo montalto monella

 

Un trend che dovrebbe preoccupare il buon Zuckerberg in prima persona. Se non ci lavorassi, probabilmente lo lascerei… (sì sì dicono tutti così). Innegabilmente, tuttavia, ci si sta avviando verso una fase di ‘stanca’ che colpisce – credo – tutti gli utenti Facebook della prima ora – e magari meno i teenagers che sono approdati da poco nella grande famiglia demoniaca.

2. Sarà il lavoro che faccio, ma tendo a condividere per lo più links.  

facebook analysis

Insomma, le buone storie meritano sempre condivisione. Content is king.

3. La mia attività si concentra ovviamente in orario d’ufficio – spero il mio capo non legga il mio blog . 

FAcebook analysis lillo montalto monella

In settimana condivido più links e storie che ritengo interessanti. Il weekend è dedito agli status e alle foto. Il sabato e domenica mattine è dedito al doposbronza, invece, come risulta dalla scarsa attività nelle prime ore della giornata. Il weekend tendo a leggere di più ma a condividere di meno. Stanchezza da social per il pendolare informatico della notizia.

4. Il mio coinquilino è una delle parole più usate del mio vocabolario. 

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Segno del progressivo deterioramento linguistico.

5.  La mia attività del weekend è prevalentemente mobile

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Navigo un pochettino meno su Facebook, e se lo faccio quasi mai dal computer fisso. Lo stesso dicasi per il mio consumo di notizie, fra parentesi.

6. Non importa quale articolo da premio Pulitzer condivida…

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I post con cui i miei amici hanno più interagito sono quelli che contengono un animale teneroso e carinissimo (un pappagallo, non un gattino), e un altro con me in mutande, in posa da tamarro.

7. Tendo a essere poco gerontofilo.

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Condivido con i miei amici giovani, sotto i 40, soprattutto in Europa. La portata delle mie condivisioni trascende i confini nazionali. Altra cosa da tenere a mente quando si cerca di creare viralità su Facebook. Come Harper Reed insegna, è importante centrare individui chiave all’interno di gruppi sociali quando si fa una campagna di marketing, coloro che hanno la possibilità di influenzare – con la propria opinione – un maggior numero di persone, anche oltre i confini della realtà locale.

 

8. Il cuore del mio network di miei amici è abbastanza coeso, e tendono a conoscersi l’un l’altro. 

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Poche le isole felici con cui ho poco a che fare. Questa mi piaceva solo per la visualizzazione molto cool.

Mauro mi segnala la fonte dove ha letto di WolframAlpha, giustamente. 

 

Sei secondi di brillantezza

“Lowe’s Fix in Six”, te l’aggiusta Lowe in sei secondi.

Come scrive Mashable, la catena Lowe negli Stati Uniti ha creato un piccolo gioiello di marketing.

E’ possibile dare consigli su come pulire coltelli arrugginiti, usare il cacciavite in maniera più efficace o allontanare gli scoiattoli dal tuo vasetto di piante… in sei secondi? Apparentemente sì, scrive Mashable. Lo puoi fare con Vine.
Lasciando la gente a bocca aperta.

L’agenzia di pubblicità BBDO ha contrattato la fotografa Meagan Cignoli, già nominata per il premio Vine #6secfilms – il nuovo formato della cinematografia, per venire incontro al nostro ridotto attention span? – per lanciare questa nuova campagna di marketing che già si preannuncia virale.

Il risultato?

– dare percezione di innovatività;

–  dare percezione di creatività;

– mostrare una padronanza dello strumento social, e delle opportunità da esso offerte nel campo del marketing. In una parola, mostrarsi all’avanguardia, e pronti alla sfida;

– Io ne sto parlando. Sto parlando di Lowe. Ieri vivevo benissimo senza conoscerli. Oggi potrei addirittura quasi citarli in qualche mia conversazione estemporanea.

Vittoria.

Da notare in fondo all’articolo di Mashable, cari i miei media italiani che pensate di sopravvivere senza community editor, la seguente:

What do you think? Has Lowe’s nailed it? Let us know in the comments. 

Questo mi sembra uno strumento molto bellino

Di ritorno dal festival del giornalismo #IJF13, dove si è livebloggato l’evento come i pazzi .

Molto orgogliosamente, devo dire che è stato visto sui seguenti siti italiani in contemporanea – RAISKYpiazzadigitale CorriereRepubblicaLa Stampa,VareseNewssole 24 ore, i siti locali del gruppo ESPRESSO (es. PiccoloMessaggero Veneto) e su tre siti stranieri.
Chissà come l’ordine dei giornalisti categorizzi la cosa…  è un articolo? Sono tanti? Sono tanti su siti diversi?
Il futuro è questo. Vediamo.

Non ho ancora avuto il tempo di tirare le somme – come vedo molti dei miei colleghi hanno fatto sui loro siti/blog. Lo farò presto. Per ora, ho avuto modo di dare un’occhiata a questo e mi sembra molto carino.

Qui la mia presentazione al festival, per tutti coloro che non si siano potuti svegliati in tempo, non abbiano potuto essere a Perugia o siano semplicemente curiosi di sapere di cosa si è parlato sabato, in una sonnecchiante ed ovattata mattinata perugina.

 

Volete il liveblog del #ijf13 sul vostro sito? Chiedete qui.

** pubblicato sul sito del Festival **

live blogging

Volete essere ipnotizzati dalle parole del genio dietro la rielezione di Obama? O permettere ai vostri lettori a casa di provare la stessa emozione sottopelle del pubblico in sala, non appena la “dissidente” cubana Yoani Sánchez si starà aggiustando emozionata il microfono, in attesa di parlare per la prima volta in Italia? Volete sapere cosa si prova a gestire l’unica televisione veramente indipendente nella Russia di Putin, o a essere il più celebre mezzobusto cinese?

Volete tutto questo, ma per incredibili contingenze spazio-temporali non potete essere a Perugiaquest’anno, o il karma cospira contro di voi e le ferie vi sono state fatalmente negate?

Nessun problema.

Se la nuvola fantozziana non ha fatto piovere anche sui vostri server – e il vostro sito è quindi ancora attivo – potrete accedere alla diretta “livebloggata” del Festival in due, comode modalità. In una sola, gratuita somministrazione.

 In syndication, attraverso il canale ScribbleLive. La piattaforma leader nella creazione e nella distribuzione di contenuto real-time è partner del Festival, e sarà a Perugia anche quest’anno. Silenziosi liveblogger si annideranno nell’ombra per offrirvi la diretta multimediale di tutti gli eventi chiave, in inglese e italiano. I clienti ScribbleLive potranno accedere al racconto in tempo reale dell’#ijf13 attraverso il Marketplace interno: con un solo click di mouse, sarà possibile ghermire il liveblog e pubblicarlo sulla propria pagina web.

– Chiunque può registrarsi per un trial gratuito ScribbleLive e usufruire del Marketplace.

 Chiunque può richiedere il codice iframe della diretta multimediale e pubblicarlo in qualsiasi sezione del proprio sito internet.
Il tutto, ovviamente, gratis. No paywall, here.

Aspettatevi un sacco di foto, video, contenuti interattivi, tweets e gif animate di teneri gattini. Il sogno di ogni redattore diventa realtà: contenuto gratis e di qualità a disposizione. Aspetta solo di essere colto, e pubblicato.

Questo, e molto altro, a breve sui vostri schermi.
Contattatemi su twitter @lillomontalto se interessati. Curerò il liveblog personalmente da Perugia.  

Il liveblog della morte della Thatcher

Come ha suggerito Jon Snow di Channel 4,

l’audience dei canali televisivi è iniziata a risalire quando si è cessato di dare continui aggiornamenti sul corpo morto della Thatcher.

Per grottesco che possa sembrare, tuttavia, principe dell’arena mediatica è stato ancora una volta il liveblog.  

Citando un educatore di nuove generazioni di giornalisti ed esperto in materia, “il liveblogging è la modalità principale con la quale i grandi media nazionali coprono eventi del genere. E’ strano, in quanto in gran parte gli addetti ai lavori lo considerano come una attività di nicchia, nonostante sia chiaramente in prima linea – anzi, al centro – di quello che definiamo mainstream of news coverage. Ciononostante, vedo che perfino gli studenti di giornalismo lo vedono come una fastidiosa necessità, prima di approdare finalmente al ‘vero’ lavoro, quello dello scrivere il tradizionale articolo secondo lo schema della piramide invertita.”

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