Questo è un appello a tutti i miei lettori per ritrovare la mia preziosa giacchetta di pelle (10£ al mercato di Portobello Road) rubata ieri durante la consueta manifestazione del giovedì delle Madri di Piazza di Mayo, a Buenos Aires.
Tra i maggiori sospettati del furto, una di queste vecchine arrabbiate.
Mentre abbindolava tutti fingendo di chiedere giustizia – come ormai da 34 anni a questa parte – per il figlio desaparecido durante la dittatura militare, sospetto che proprio una di esse mi abbia sfilato la giacca da sotto il braccio e ora stia sfrecciando su una Harley-Davidson in direzione California. Addosso, proprio la mia adorata giacca.
Se la avvistate (la giacca o la vecchia), vi prego di segnalarmelo qui su questo blog. Grazie.
Il rilancio del paese passa dalla modifica all’articolo 18? Chissà. Di sicuro, prima o poi dovrà passare da uno spostamento di priorità (e capitali) verso la modifica del sistema-cultura, che attualmente – dal museo al centro di ricerca – si arrabatta, si arrangia, langue, arriva a sera e spera di svegliarsi l’indomani.
Scrive proprio oggi il direttore della Casa della Cultura di Milano che “questa crisi sta mettendo in discussione le ambiguità di un paradigma che deve essere ripensato, “per superare le ambiguità del modello manageriale e individualista e incorporare gli stimoli e i valori di una nuova tensione umanistica.”
Un nuovo umanesimo, quindi. Pensare in grande, pensare al domani, liberandoci finalmente di quella condizione che ci affligge ormai da troppo, che qui si chiama miopia e che gli inglesi chiamano short-term thinking. Non più contentini una tantum, paghette settimanali clientelari.
Come fa notare questo ottimo articolo di Andrea Dusio,”le città che più hanno finanziato la cultura, a livello europeo, sono quasi sempre grandi centri industriali decaduti negli ultimi 15-25 anni, dalla siderurgia di Bilbao al tessile di Manchester fino all’automotive di Torino.”
Centri in cui c’era “un’urgenza di riconversione ed un’emergenza occupazionale.” Insomma, la cultura può risultare la scommessa vincente quando rappresenta una via d’uscita forzata, soprattutto per quelle metropoli (ma pensiamo al nostro paese, più in generale) che in passato non si erano mai preoccupate di essere “attrattive” (quanto è bella l’Italia, già lo sappiamo).
Se davvero sono i paesi più colpiti dalla crisi, come la Spagna (al Prado si sono raggiunti i 3 milioni di visitatori) o la Grecia (+10% nel settore del turismo culturale rispetto al 2010), quelli che più riempiono i musei, forse la vale la pena approfittarne il più presto possibile.
Leggi l’articolo di Le Figaro a cui questo commento si riferisce sul sito del Fatto Quotidiano.
Non facciamoci ingannare dagli insulti di Freccero a Francesco Borgonovo.
http://tv.liberoquotidiano.it/video/105814/Freccero-minaccia-Libero-Fascisti-io-vi-rovino.html
Il direttore di Rai 4 cade come un boccalone nella trappola di Francesco Borgonovo, il giornalista di Libero autore di questo perfetto saggio di bigottismo e indignazione catto-nazional-popolare, Porno Rai in fascia protetta: droga sesso e ammucchiate, e si lascia andare in una serie di insulti improperi minacce da zoticone ben intrallazzato con il potere.
Il vero motivo indignazione dovrebbero essere tuttavia quelle immagini che passano di sfondo alla telefonata, come slideshow del riproduttore audio. Baci gay, corpi depilati, atteggiamenti intimi. Quasi a suggerire al lettore: “guardate il grado di depravazione della serie TV di cui stiamo parlando.” (per la cronaca, il format spagnolo Fisica o Chimica).
Roba da inquisizione: utilizzare delle fotografie di due uomini che si baciano come messaggio subliminale, al fine di chiedere a colui che guarda/ascolta di formulare un inevitabile giudizio morale sul caso.
Non solo. Non facciamoci ingannare neanche dal contenuto della telefonata. Chi chiama, ha appena azionato il registratore. Chi risponde, incazzato, non immagina neanche lontanamente di essere registrato. Deontologia professionale zero. Il giornalismo che si riduce a beffa boccaccesca e si pasce della buona riuscita della farsa. La voce simoniaca di chi sa di essere registrato è gentile, diplomatica, imbarazzata, quasi misericordiosa nei confronti dell’assalitore.
Io questa la chiamo ipocrisia.
Questa la recensione della serie TV da parte di El Pais (fonte, Wikipedia, dopo una ricerca durata giusto un paio di minuti):
Es una serie sobre profesores y alumnos con un reparto más sólido en el lado docente. El problema es que no se vio nada que no se haya visto. El aulario televisivo quizás sea el subgénero menos original. Desde luego, mucho menos que algunas series de médicos o policías. Da la sensación que el único remedio narrativo en este tema es escapar hacia la sátira y el estereotipo deforme […] El capítulo empezó con una crisis y terminó con un suicidio para señalar que la cosa no va de guasa.
Giusto per insegnare al signor Borgonovo una maniera alternativa (?) di criticare una serie TV che, nella cattolicissima Spagna, è riuscita a incollare allo schermo 3 milioni di spettatori (18percento di share).
Finalmente ci siamo. L’Argentina oggi potrebbe fare un po’ più di chiarezza nella sua legislazione in tema di aborto punibile e non punibile.
Nel paese, come in larga parte dell’America Latina al di sotto dell’equatore, si tratta di un diritto ancora non riconosciuto per legge. Abortire è illegale a meno che la donna incinta (ma, molto più spesso, la ragazzina) sia stata violentata. Peggio.
Abortire in Argentina è illegale “a meno che la gravidanza provenga da una violazione o da un attentato al pudore commesso ai danni di una donna idiota [disabile] o demente,” come recita il comma 2 dell’articolo 86 del codice penale datato 1921. Oggi, nel merito, si pronuncia la Corte Suprema.
La legge attuale è infatti poco chiara, arcaica, e dà luogo a differenti interpretazioni personali – a seconda della coscienza del medico.
Da qui la libertà da parte di alcuni di essi di rifiutare un atto di pietà dovuto perfino a bambine di 11 o 15 anni violentate da parenti e successivamente rimaste incinta (i rischi per la salute della madre, in questo caso, sono lapalissiani).
“Il dialogo fra un giudice e una famiglia povera – quelle incui è probabile che una bambina di 11 anni rimanga incinta – non è un dialogo alla pari. Una parte ha chiaramente un’influenza maggiore sull’altra,” dice l’attivista Marta Alanís, che ho intervistato qui per l’Argentina Independent.
Un medico, per farla semplice, può chiedere che il caso sia giudizializzato e che un tutore della legge decida per lui, qualora non se la senta di procedere con un dovuto aborto non punibile. A seguire, meandri legali e burocratici infiniti, commissioni di esperti e pareri importanti che rendono spesso la vita impossibile alle vittime di violenze e alle loro famiglie.
Così, spesso, accade che un aborto dovuto sia trascinato fuori dal reparto di un ospedale e portato in tribunale, dove le famiglie delle vittime che esercitano la patria podestà sul minore spesso ci rinunciano. Semplicemente, ci rinunciano. Che può fare una famiglia povera quando perfino lo stesso Ministro della Salute della tua provincia (Entre Rios, nel caso della bambina di 11 anni: l’Argentina è un paese a statuto federale) si pronuncia a favore del proseguimento della gravidanza e del diritto alla vita? Nulla.
Semplicemente ritirare la domanda di aborto non punibile e abbassare la testa.
Oggi, forse, la Corte Suprema si pronuncerà su quel comma 2 dell’articolo 86 della legge del 1921. Per evitare che alcuni medici portino il caso fuori dall’ospedale, in un aula di tribunale, aspettando che siano le autorità a decidere sulla salute dei loro pazienti.
In Sud America il 95% degli aborti continua ad essere a rischio, troppo spesso clandestino.
Ma nel frattempo l’Independiente ha sconfitto il Boca in casa in uno spettacolare 5 a 4.
Mentre sono bloccato in città, è sempre bello sognare.
by Adam Colton
Ecco alcune delle band di cui parlo nel Charlando en Buenos Aires della settimana. Giusto per farvi un’idea dei ritmi che ovattano la mia vita qui in Argentina.
[audio:http://localhost:undefined/wp-content/uploads/2012/03/charlando5.mp3]Onda Vaga – sono stato al concerto (qui le foto) e mi sono piaciuti un mondo. Vengono da Cabo Polonio, un luogo per lo più abitato da marinai, pescatori e piccoli artigiani in Uruguay. Senza elettricità. Poi un giorno Manu Chao li ha sentiti e li ha invitati sul palco ad un suo concerto…
[audio:http://localhost:undefined/wp-content/uploads/2012/03/01-01-Marineros.mp3|titles=Marineros Onda Vaga]Mahatma Dandys, su cui ho scritto una sorta di recensione per The Argentina Independent. Dopo aver prodotto il loro primo album (qui sotto) nello stesso studio di Charlie Garcia, ora suonano in piazza tutte le domeniche per poter tornare in sala prove (a maggio?) e autofinanziarsi il secondo disco. Tutto ciò è incredibilmente romantico.
Babel Orkesta. Che dire, uno dei migliori concerti della mia vita? Iniziato come una pièce teatrale, è terminato fuori dal locale, per la strada, sotto la luna, con la band che non si fermava più e continuava a suonare guidando qualche migliaio di persone in un bar randomico ad un isolato di distanza. Durante il concerto, siamo (parlo alla prima persona plurale perchè è stata un’esperienza che ha creato indissolubili, mistici legami comunitari fra la folla), dico, siamo stati invitati a ballare a coppie con un’arancia sulla fronte, abbiamo assistito ad un incontro di boxe e un matrimonio fra i membri della band e il cantante ha guidato un enorme trenino umano su e giù per il locale.
Kumbia Queers – Quando il punk incontra la cumbia. Cos’è la cumbia? Ascoltatevi la puntata di Charlando en Buenos Aires! TROPI-PUNK: “Gay or not, it’s about people who don’t fit in any one place and love to mix everything together – punk with tropical, heterosexuals with homosexuals, freaks withfresas. We think that’s how the world should be.”
Questa settimana, a Charlando in Buenos Aires: prendo spunto da una discussione con Filippo Fiorini, bolognesissimo giornalista che vive qui in Argentina da anni e che ha fondato Pangea New (un sito di notizie dall’America Latina) per trattare della questione delle questioni: perché mai, con tutti i problemi al mondo che ha l’Argentina – che ne so, per dirne qualcuno, sicurezza, corruzione, treni che si schiantano, inflazione che non si vedeva dagli anni precedenti al terzo Reich – perché mai, dicevo, lo stato di Maradona ed Evita Peron (nell’ordine) va ad incaponirsi su uno sputo di terra nel bel mezzo dell’oceano Atlantico del Sud: le Falklands/Malvinas.
(si, lo so, che palle, si parla sempre e solo di questo, ma non avevo idee migliori questa settimana)
Segnalo da ultimo Thoughts of a Foreigner, un bellissimo blog pubblicato settimanalmente sulla pagina web con cui collaboro, l’Argentina Independent. Quello che più o meno cerco di fare io in italiano con poco successo, per via della mia voce gracchiate, del mio senso dell’umorismo discutibile e della mia notoria face for radio (come si dice in Albione).
Ritrovarsi a Buenos Aires, su Google Maps.