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Intervista a Martin Rowson: il gargoyle autodidatta e laureato della satira inglese

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Martin Rowson, fumettista del Guardian, nel suo studio di Lewisham

Martin Rowson e’ il cartoonista del Guardian, dell’Independent e di un’altra decina di pubblicazioni anglosassoni. Nel 2010 ha ottenuto il premio Political Cartoonist of the Year, mentre dalle nostre parti lo conosciamo gia’ come vincitore del XXXIV Premio Satira Politica Forte dei Marmi. Di recente, ha riscosso universali consensi per i suoi ultimi attacchi al vetriolo contro il Governo Lib-Con inglese. In particolare, e’ celebre la sua caricatura del Deputy PM Nick Clegg come Pinocchio, per via di quella famosa promessa elettorale (disattesa) di cancellare le tasse universitarie. Come risultato, triplicheranno fino ad un tetto di £9,000.

Rowson mi accoglie nella sua casetta fronte-parco sulla collina di Lewisham, a sud di Londra. Il suo studio, atelier dell’artista ma anche oscuro rifugio del misantropo, riflette le qualita’ dell’uomo: tutto intorno e’ il caos, domato dalla quotidiana disciplina dell’irriverenza.

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Caos, arte, satira: lo studio di Martin Rowson

Satirista impudente e inveterato, descrive i suoi cartoon come una sorta di “gargoyles che si appollaiano in cima alla pagina e ne abbassano il tono, facendo facce stupide”. Sono anni, infatti, che Martin si alza al mattino alle nove e fino alle sei del pomeriggio si dedica con cura amanuense a quei due-tre cartoon al giorno che finiranno sulle pagine  del Guardian, di Time Out magazine, dell’Independent, di Tribune Magazine e cosi’ via. “Rendono la pagina piu’ interessante,” mi confida dopo avermi offerto una tazza di the nero e aver allontanato il suo piccolo cane cieco che da parecchi minuti non smette di abbaiare. “Puoi avere un articolo che parla della necessita’ di monitorare l’azione di governo, descrivendo nei minimi dettagli dove questo sbaglia nelle sue politiche, e sopra di esso l’immagine del Primo Ministro che si caca nei pantaloni. Entrambi, l’articolo e il cartoon, dicono la stessa cosa in modi diversi.

Una gran confusione regna dovunque nel suo studio, come ci aspetta da un artista. Pennelli usati, tubetti di tempera, matite ed enormi fogli pieni di schizzi, disegni finiti e caricature abbozzate. L’altra faccia di Martin Rowson pero’ si palesa quando per errore inciampo nel tappeto e ne piego un angolo col piede: con calma, ma con risolutezza, si avvicina e ne sistema il bordo, ripristinandone l’originaria perfezione.

Rowson va raramente a correre nella assolata collina verde di fronte a casa sua. Preferisce, da buon inglese, la pinta al pub. Nei pomeriggi di sole, i raggi luminosi invadono l’attico buio al terzo piano di casa sua. Mentre mi parla, mi colpisce il contrasto fra tutta quella luce e il buio che fino a poco prima regnava nello studio. Penso che tutto questo e’ a suo modo metaforico: se vogliamo, il suo ruolo per la societa’ e’ paragonabile a quello del raggio di sole, a rischiarare con instancabile costanza gli angoli oscuri. “La satira,” mi spiega, “e’ sempre stata una sorta di valvola di sfogo per la società. Senza di essa, saremmo come una pentola a pressione destinata ad esplodere. Pensa alla Rivoluzione Francese…” Rowson e’ coltissimo, nonostante sia orfano e autodidatta… “C’e’ questa storia bellissima sull’ambasciatore francese a Londra che manda un messaggio a Parigi e racconta di quello che gli è capitato di vedere camminando per lo Strand. Una selva di bancarelle e chioschetti in cui si potevano reperire le più scioccanti immagini sulla famiglia reale, vignette sul re che commette adulterio, sulla sua pazzia, fumetti del sovrano mentre defeca e così via. E così l’ambasciatore ha pensato che l’intero paese fosse sull’orlo di una rivoluzione. Come poi la storia ha dimostrato, si sbagliava di grosso: era la Francia, in realtà con le sua rigida censura e la selva di pubblicazioni clandestine, la vera pentola a pressione. Che poi, da lì a poco, sarebbe esplosa.”

Sono sempre più affascinato dal personaggio. Il suo stile è viscerale, disinibito, offensivo. La sua volgarità ha attratto critiche da più parti. Tuttavia la sua è una vera e propria operazione culturale, portata avanti in maniera deliberata e consapevole. Rowson si considera un po’ l’erede di Gillray, grande padre della satira inglese nel diciottesimo secolo. MartinRowson_TheWasteland il monella intervista rowson

Tra i suoi capolavori, spiccano l’adattamento fumettistico della Waste Land di T.S.Eliot e del Tristam Shandy.  Nel 2006 si cimenta con la letteratura, pubblicando il romanzo Snatches. E all’alba del nuovo millennio, nel 2001, l’allora sindaco di Londra Ken Livingstone lo proclama Cartoonist Laureate. Niente male, per un autoditatta. La conversazione con lui è infarcita di citazioni da Pope a Swift e aneddoti al limite della coprolalia sui segreti più nefandi dei politici inglesi. Odo cose inaudite sul cancelliere Osborne, sui conti segreti dei ministri inglesi e su David Cameron. Quando tocchiamo l’argomento Lib-dem, sembra che Rowson cada improvvisamente preda della sindrome di Tourette. “Clegg si è bruciato, è finito, fottuto. Il politico più stupido della storia. E’ premier assieme a Cameron ma nessuno lo prende sul serio. E’ un pupazzo, per questo lo ritraggo come un pupazzo, un coniglio sadico. Perchè poi? Cosa ha ottenuto? Nessuno voterà più per lui.” Non dopo aver spazzato via il futuro di un’intera generazione. “Ma questi personaggi sono divertenti. Per me sono un tesoro. C’è questa ghiandola satirica, qui, dietro il mio collo, che gode nell’ombra grazie a loro.”

Il ridicolo si fonde, si impasta con in sublime, e l’intervista si trasforma a breve in un one-man show. “Passiamo il tempo a guardare le persone piu’ in alto di noi nella scala sociale con un misto di sospetto e risentimento, e uno dei modi migliori per vivere la cosa e’ semplicemente ridere di loro.”

E che mi dici dell’Italia? Se ne puo’ ridere come si ride di Berlusconi?

Rowson a quel punto assume un’aria seria, si gira verso il tavolo e inizia a disegnare, mentre con la voce accompagna i movimenti della mano. “L’Italia, come la disegnerei….” Ecco che appare il contorno del Belpaese sul foglio. “Ecco, sì…la vedi questa gobba? Questo è Berlusconi. Una specie di tumore, qui, sul dorso. Un tumore che se la ride, di gusto”

Rowson disegna Berlusconi... come un cancro per l'Italia
Rowson disegna Berlusconi... come un cancro per l'Italia
Nonostante la sua incontinenza grafica e verbale, Rowson non è mai stato querelato. Ci hanno provato a minacciarlo, un paio di volte. Ma, come rivela con un certo orgoglio patrio, “solo un folle qui in Gran Bretagna denuncerebbe chi fa satira. La cosa peggiore che ti possa accadere qui è apparire come una persona priva di senso dell’umorismo.”

Ma è quando la conversazione si muove su temi più attuali che Rowson dà il meglio di sè. I suoi occhi brillano al solo sentir parlare della Big Society di Cameron, si vede che sta preparando una cannonata. E’ pronto per il monologo finale.

“E’ davvero un’idea grandiosa, non scherzo. Se Cameron riuscirà a far sì che le persone che vivono in Belgravia, Knightsbridge and Chelsea” -zone ricche da far schifo, per la cronaca – “formino gruppi di volontari per andare in giro a raccogliere goldoni usati, o grattar via la merda di cane dai marciapiedi, beh, allora la cosa funzionerà. Altrimenti, è solamente troppo stupido o troppo scaltro per essere Primo Ministro.”

Il vignettista, amministratore di cinque diversi enti di volontariato (a suo dire), distinto supporter della British Humanist Association e ateo incrollabile (sulla scia di Dawkins) non lesina certo le sue critiche al governo Tories, sempre fedele al motto di ogni persona che vive di satira: non essere mai organici al potere, essere sempre e comunque dissidenti.

“Hanno questa visione orribile del mondo in cui l’unico modo che hanno le persone di interagire fra loro è tramite lo scambio economico. Fa sorridere: questi aristocratici viziati sono in fondo marxisti radicali, con la loro idea della società strutturata in maniera esclusivamente funzionale allo scambio di mercato, null’altro.”

Sulla sua scrivania, pronta per l’uscita in Marzo, c’è una copia della sua ultima graphic novel, ispirata ai viaggi di Gulliver. Un lavoro paziente e accurato: 14 mesi da monaco amanuense per completare questo oscuro, crepuscolare ritratto della società inglese contemporanea. In cui uomini divorano le proprie feci in nome del profitto, Murdoch regna su un mondo lobotomizzato e privo di coscienza critica e le tenebre inghiottono i grattacieli di Canary Warf.

Per citare, stavolta in inglese, la giuria della Political Cartoon Society, che gli ha conferito il premio come miglior vignettista politico del 2010, il suo mondo è un mondo di viscere e istinti primordiali,

“populated by pinstriped fat-cats, rabid demagogues, demented snowmen and other crazed monsters of modern capitalism, set amidst the detritus of consumer society”

Una società che non può fare a meno della luce in fondo al tunnel. Il raggio di speranza che la satira iconoclasta di Rowson diffonde.

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