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Il Sacro Rito della Finanziaria made in Britain

Domani è Budget Day, qui nel Regno Unito.

Dove i politici sono chiamati ad essere parte di grande rituale laico, con le sue regole di comportamento e la sua etica. Dove i politici ne sono assieme registi e comprimari.

Ecco perchè perfino un evento come il varo della finanziaria da parte del Cancelliere – il cosiddetto Budget Day, appunto – diventa cerimonia.

(leggi sul Post.it)

 

La tradizione riveste il momento di solennità: secoli di democrazia e di snobismo monarchico si strizzano l’occhio, diventano un tutt’uno, affinchè la popolazione – dai working class heroes che bevono nei pub di provincia fino ai banchieri della City – possa riunirsi intorno alla cosa pubblica.

Un evento di portata nazionale, al pari delle nozze regali e della corsa di cavalli ad Ascot.

Questo il rituale.

Il Budget (nome che strizza l’occhio al francese “bougette”, borsetta, il che spiega perchè Osborne debba letteralmente ‘aprire’ il suo bilancio) è presentato dal Cancelliere al suo gabinetto e, prima ancora, alla Regina. Una volta ottenuto il formale ‘nulla osta’, è tempo per il Ministro delle Finanze di recarsi in Parlamento e presentare il bilancio alle assemblee. Ed è proprio questo uno dei momenti più affascinanti.

Il Cancelliere fa la sua apparizione fuori dal numero 11 di Downing Street impugnando una valigetta scarlatta, chiusa.

osborne budget day
CC: conservativehome.blogs.com

Si tratta – o almeno si dovrebbe trattare, secondo il protocollo – della cosiddetta Gladstone box, contenente i fogli del discorso che da lì a poco verrà pronunciato a Westminster. Il contenitore, rivestito in cuoio vermiglio, vide luce intorno al 1860 per l’allora cancelliere William Gladstone. Da allora, per quasi un secolo, la valigetta è sempre stata la stessa. L’orgoglioso solco della tradizione.

Nel 1965 Lord Callaghan ruppe la magia, optando per un contenitore più nuovo. Gordon Brown, che tuttora detiene il record di 11 Budget consecutivi (dal 1997 al 2007), fu quindi il secondo cancelliere a scegliere di recarsi a Westminster con una nuova valigetta.

Tradizione vuole che il momento dello discorso di presentazione della Finanziaria sia l’unico in cui venga consentito il consumo di alcolici (al solo cancelliere). Per sostenersi nella terribile impresa, Disraeli beveva brandy annaquato, Goschen preferiva il porto e Ken Clarke del whisky liscio. Il grande William Gladstone, che tuttora detiene il record del discorso più lungo (un titanico 4 ore e 45 minuti), si faceva forza con sherry e uova sbattute. Nel 1960, Derick Heathcoat-Amory collassò mentre pronunciava il suo speech all’assemblea. Ma rimase negli annali per la frase: “Non vale la pena correre solamente per tre cose – un bus, una donna o una nuova panacea economica. Se aspettate un attimo, me ne viene in mente un’altra.”

Le stranezze non finiscono qui. All’inizio degli anni ’90, il conservatore Norman Lamont era così imbarazzato nel portarsi dietro una bottiglia di Scotch che finì per nasconderla nella scatola stessa. La situazione si fece quasi fantozziana al momento della consueta fotografia sull’uscio di Downing Street: la sua paura più grande era che la Gladstone box lo tradisse, aprendosi e rivelando il contenuto. Chi invece amava proprio il Budget Day era Geoffrey Howe, durante gli anni del governo Thatcher: così tanto che finì per chiamare il suo cane Budget. George Ward Hunt, invece, si accorse di aver sciaguratamente dimenticato il discorso a Downing Street. Putroppo, se ne accorse troppo tardi, e solo dopo aver aperto la scatola rossa a Westminster. Durò solo sei mesi.

Il caso vuole che la più famosa ‘invenzione’ del Budget sia la… tassa sul reddito. Introdotta nel 1799 da William Pitt il Giovane, fu presentata come misura temporanea, e temporanea da allora è rimasta, tanto che, tecnicamente, deve essere rinnovata ogni anno all’interno del Finance Act (in estate).

Ah, e poi ci sono i bookmakers….

Stando a quanto ci diceva Caprarica, con la sua cravatta rosa, agli Inglesi piace scommettere su tutto, purchè si scommetta. Vero, anche se solo parzialmente.

I giorni immediatamente precedenti il Budget Day, i principali bookmakers inglesi (William Hill, Ladbrokes, Paddy Power) pubblicano le quote per permettere agli scommettitori di puntare sui vari aspetti del rituale. Quanto durerà il discorso? Quali le parole più usate? Quanti sorsi d’acqua berrà il cancelliere (Gordon Brown, ahimè, beveva solo acqua frizzante scozzese)? Il prezzo del carburante è destinato a salire?

budget day parole usate bookmakers
Cosa dirà il Cancelliere? Alcune parole valgono più di altre, secondo i bookmakers...

Si scommette su tutto, questo è vero. Quella tradizionale riguarda il colore della cravatta. Addirittura, Paddy Power da 500 a 1 la possibilità che Osborne domani si metta un collarino da prete.

 

Tuttavia, come rivela una fonte interna all’agenzia di scommesse William Hill, eventi come il Budget Day sono rilevanti solo per un misero 1% del fatturato totale. “Di solito, facciamo un paio di milioni di sterline su eventi come le elezioni politiche nazionali. Tuttavia, quest’anno saremmo davvero fortunati a tirare su un milione di pound per le nozze reali.”

Nella nicchia della politica, gli eventi più gettonati sono le elezioni generali, quelle per il sindaco di Londra e le elezioni presidenziali americane (nonostante nel 2006 Bush Jr. abbia legiferato per impedire agli scommettitori americani di puntare nel Regno Unito). Queste le vere mucche da mungere per i bookmakers.

Le percentuali di scommesse per il Budget Day sono comunque irrisorie rispetto al totale. I giornali ne scrivono quasi più per mantenere la tradizione. Ladbrokes ci rivela che non c’è troppo da speculare: tutti sanno già cosa dirà Osborne grossomodo da almeno una settimana. Inoltre, le richieste per questo tipo di giocata sono davvero esigue.

I profitti per un’agenzia come William Hill si aggirano intorno ai 5-6 milioni di sterline, ma solo quando si tratta di elezioni generali: cifre che appaiono insignificanti, se si pensa che un singolo match di Champions League può valere fino a 4 milioni di pound da solo.

Mike Smithson, un passato alla BBC e oggi editore del sito politicalbetting.com, sostiene che gli inglesi soffrano di una generale insofferenza nei confronti della politica – a meno che si tratti delle elezioni generali.

Il rituale, dunque, appare quantomeno funzionale alla causa.

“Non ci si emoziona se le elezioni non sono dietro l’angolo. E, nel nostro caso, non ci saranno almeno fino al 2015.”  Perfino il Royal Wedding, pare, finirà per eclissare il tanto fondamentale (per la coalizione di Governo) referendum sul sistema elettorale. Almeno, stando ai bookmakers.

 

Strano modo di appassionarsi alla politica, quello inglese. Correre – anzi, camminare, senza fretta e in maniera disciplinata – lungo i binari della tradizione centenaria.

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