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Argentina: da cuori infranti a narcotrafficanti

Tre storie si incrociano in un carcere di Buenos Aires: tre persone rese ingenue dal sogno di un amore in cui avevano smesso di sperare, hanno fatto un favore che non dovevano fare: trasportare una valigia che si è scoperto essere piena di coca.

Un giorno, i partner virtuali di Sharon e Catherine, “Frank” e “Mark”, hanno finalmente chiesto alle due donne di incontrarsi di persona, ma non prima di aver domandato loro un ultimo favore: andare in Argentina per prendere alcuni documenti riservati. Le due donne hanno deciso di accettare, pensando che il loro sogno fosse finalmente diventato realtà. Tuttavia, i documenti, nascosti in un compartimento segreto dei loro bagagli, si sono rivelati essere quello che avrebbe immaginato chiunque, tranne qualcuno dopo molti anni, di nuovo e completamente innamorato: un carico di cocaina.È così che Sharon Mae Armstrong, 55, ex vicedirettore esecutivo della Commissione della lingua maori, e Catherine Blackhawk, 49, infermiera nordamericana, sono diventate all’improvviso, e inconsapevolmente, l’ultimo anello di una catena di narcotraffico.
Incredule, le due donne si sono trovate dietro le sbarre nella stessa prigione federale, nelle periferie di Buenos Aires, rispettivamente ad aprile e giugno 2011. Il loro caso testimonia come gli “appuntamenti truffa” – aumentati del 150% solo nel 2011, secondo quanto rivela Iovation, un’agenzia per la protezione dalle truffe – stiano andando ben oltre il semplice “prendi i soldi e scappa”.

«I cartelli (della droga, ndr.) cercano persone che chiaramente non hanno la capacità di capire davvero in che giro d’affari sono finite» dichiara a Pangea News Claudio Izaguirre, Presidente dell’Associazione argentina antidroga (Aara). «Persone come Sharon vengono buttate nella mischia con una valigia dove la cocaina è facilmente rintracciabile: lei è solo un’esca, un capro espiatorio. Le vere mule (così vengono chiamati da queste parti i corrieri che tafficano modeste quantità di droga personalmente) sono dietro di lei e cercano di passare quando l’attenzione si concentra sull’esca» aggiunge Izaguirre.

A gennaio, una terza persona è caduta nella stessa, per così dire, “cyber-trappola”, ed è stata presa all’aeroporto di Buenos Aires: si tratta di Paul Howard Frampton, 69, un noto professore di fisica e astronomia dell’università del North Carolina, Usa. Frampton ha dichiarato di essere stato attirato nella trappola con la prospettiva di incontrare una donna con la quale pensava di avere interagito su internet, una modella di biancheria intima di origine ceca, Denise Milani. Un uomo, che si è qualificato come intermediario della modella, gli ha dato un bagaglio da portare con sé nel suo viaggio: la valigia conteneva due chili di cocaina. Proprio come era successo per Sharon e Catherine, il professor Frampton era stato identificato come una persona vulnerabile e finanziariamente stabile.

Julieta Lacroze, avvocato di Sharon e socia dello studio legale Durrieu con sede a Buenos Aires, crede che i tre arrestati rappresentino solo la punta dell’iceberg, dall’altro lato però ammette come sia difficile capire esattamente il profilo delle potenziali vittime delle narco-truffe su internet. «Per un’organizzazione criminale è molto facile: devono solo sedersi e chattare – ritiene l’avvocato Lacroze – tre mesi di lavoro attraverso internet e il gioco è fatto. Per 5 chili di cocaina, è un affare piuttosto buono».

Primo caso: Sharon Mae Armstrong

sharon armstrong

Di solito, le truffe sugli appuntamenti on-line passano sotto silenzio a causa dell’imbarazzo o umiliazione che provano le vittime. Le inconsapevoli “mule” della droga agli arresti in Argentina sono ora alle prese con una battaglia portata avanti da dentro il carcere per cercare di chiarire la loro posizione, che prevede una pena fino a 4 anni e 10 mesi. In attesa del giudizio d’appello, Sharon Mae Armstrong racconta a Metro come è stata ingannata.

«Una cugina mi aveva aperto un account su un sito di appuntamenti on line. Erano vent’anni che non avevo una relazione ma non ero comunque molto interessata. Pochi giorni prima che scadesse l’iscrizione, sono stata contattata da quest’uomo che diceva di vivere nella stessa città dove mi ero appena trasferita per cercare un nuovo lavoro. In quel periodo, avevo scritto sul mio profilo qualcosa del tipo «mi sono trasferita in Australia» e «sto cercando un cambiamento». Ero in una posizione molto vulnerabile. Lui continuava a dire che ci saremmo sposati, era un grande parlatore. Avrei dovuto intuirlo. Ma questo non significa che non potevo essere vulnerabile. Anche io posso innamorarmi».

 

Secondo caso: Daiana Antivero

La modella argentina Daiana Antivero, 19 anni, è stata arrestata l’anno scorso con l’accusa di contrabbando di droga verso l’Europa. È stata rilasciata poco dopo ma l’episodio le è valso il soprannome di “Narco modella”.

D: Sei stata accusata di organizzare la logistica per una banda di narcotrafficanti con l’obbiettivo di inviare cocaina in Olanda. Da dove viene questa accusa?

R: È cominciato tutto da un favore che ho fatto al mio ex-ragazzo: mi aveva chiesto di fare una chiamata telefonica per prenotare un hotel per un uomo che non aveva mai visto prima. Era un possibile mulo della droga, ma io non lo sapevo.

D: Adesso il tuo ex-ragazzo è in prigione. Pensi che ti abbia usato e che facesse parte di un cartello?

R: Non penso. Credo che un trafficante di droga dovrebbe avere molti soldi. Lui aveva l’abitudine di girare per la città con i mezzi pubblici, un narco non si sposta così.

D: Ti piace che ti chiamino “narco-modella”? Ha aiutato in qualche modo la tua carriera?

R: Per niente. Il mio nome è un altro e nella vita faccio altre cose. Ho perso molto lavoro a causa di quello che è successo. Sono andata avanti, le persone che mi conoscono sanno che non ho fatto nulla.

D: Cosa pensi del caso di Sharon?

R: Si approfittano sempre delle persone deboli o ingenue. La mia esperienza mi ha aiutato molto, ora ci penso almeno cinque volte prima di fare un favore a qualcuno. L’ho fatto senza rendermene conto e il giorno dopo ero in prigione.

 

Come scavarsi la fossa da soli

Essere un cyber-truffatore dell’amore richiede un cervello oltraggiosamente creativo. Gli inquirenti ritengono che l’organizzazione che ha ingannato Sharon abbia usato i suoi stessi soldi per finanziare l’intera operazione: negli oltre quattro mesi della sua relazione virtuale con “Frank”, Sharon ha accettato di spedirgli 20mila pesos (3.400 euro circa) in diversi invii via Western Union.

«Aveva sempre una scusa differente», sottolinea il suo avvocato, Julieta Lacroze. «Chi in Argentina avrebbe mai accettato di inviare così tanto denaro a uno sconosciuto? Nessuno».
Le organizzazioni criminali di origine russa e nigeriana sono tristemente note agli esperti e alle agenzie antidroga di tutto il mondo. Siti internet come Romancescam.com si dedicano proprio a fare luce sul problema e aiutare le persone a riconoscere i malintenzionati prima che sia troppo tardi.

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